Ogni giorno ci occupiamo del fenomeno migratorio e oggi non ne parliamo perché attratti dalla “moda del momento” o dai fatti di cronaca. Siamo l’ALS – Associazione Lavoratori Stranieri – diretta emanazione di M.C.L. – Movimento Cristiano Lavoratori – fondata per tutelare i diritti e promuovere la piena integrazione socio – economica dei migranti. La sua articolazione regionale siciliana, ALS- MCL Sicilia, è iscritta al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) proprio nella prima sezione dedicata agli si enti ed associazioni che svolgono attività a favore dell’integrazione sociale degli stranieri, e al registro delle associazioni che collaborano con l’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Negli ultimi tre anni in Sicilia, ad esempio, abbiamo gestito lo start up del “villaggio del lavoro” a Cassibile (SR), voluto dal Ministero dell’Interno per garantire un’ospitalità dignitosa ai lavoratori stagionali e toglierli da un ghetto quasi disumano. Siamo stati gli ideatori di “In Tasca”, il primo vocabolario multilingue del lavoro straniero, realizzato in seno ad alcuni progetti SAI e distribuito ai lavoratori immigrati nelle campagne siciliane insieme a Feder.agri regionale. Ma abbiamo anche promosso percorsi di formazione e lavoro, in partnership con il consorzio sociale “Umana Solidarietà S.C.S.” e l’agenzia per il lavoro “Openjobmetis Srl”, inserendo dei lavoratori stranieri presso alcune aziende del ficodindia di San Cono (CT).

Le nostre iniziative mettono sempre al centro il lavoro, quello dignitoso, a cui fa costantemente riferimento Papa Francesco, quale veicolo di integrazione degli stranieri. La presenza di lavoratori immigrati, opportunamente regolata, offre risorse umane alle imprese in crisi di manodopera, sostiene le famiglie nel bisogno di assistenza dei loro cari, aiuta il sistema previdenziale che deve ridurre il dislivello tra i contributi versati e la spesa pensionistica, rende anche più mite il nostro “inverno demografico” con nuove nascite.
Lo straordinario afflusso di immigrati sul nostro territorio nell’anno in corso, soprattutto attraverso il Mediterraneo, imponeva alcuni aggiustamenti normativi ma la sola risposta securitaria non produce effetti concreti. Anzi limita i diritti delle persone – se pensiamo ai minori stranieri non accompagnati che venendo inseriti nelle strutture per adulti rischiano maltrattamenti ed abusi – e va a sbattere contro le sentenze dei tribunali. La prima è stata quella di Catania che ha dichiarato illegittima la detenzione dei richiedenti asilo presso il primo “centro di trattenimento” aperto sul territorio di Pozzallo (RG) in assenza di una valutazione individuale ed ha smontato anche la pratica della garanzia economica (cauzione di 5.000 euro) in alternativa alla detenzione. Lo affermiamo senza pregiudizio, perché noi non consideriamo uno scandalo la politica dei rimpatri a cominciare da quelli volontari, ma anzi la riteniamo uno degli strumenti di regolazione del fenomeno migratorio che non sempre può tradursi in mera accoglienza. Ci preoccupa invece la regressione che già dal cosiddetto “Decreto Cutro” (D.L. 20/2023 convertito in Legge n. 50/ 2023) si sta imponendo al modello di accoglienza.

In ragione di una filosofia di disinvestimento sul tema dell’integrazione si sta ritornando indietro verso la costituzione di centri collettivi di medie dimensioni a danno dell’accoglienza diffusa per piccoli gruppi. Tra i vizi di questo provvedimento legislativo abbiamo messo in luce quello del divieto alla conversione per motivi di lavoro dei permessi di soggiorno per protezione speciale, fatta eccezione per quelli concessi prima dell’approvazione della nuova disposizione ai quali è stata riconosciuta per l’ultima volta la possibilità di conversione. I dati non giustificano questo accanimento sui titolari di protezione speciale: all’inizio del 2021 su 44.436 permessi di soggiorno per protezione speciale solo 2.424, pari al 5,45% sono stati trasformati in permesso di lavoro. Nel corso dello stesso anno su 13.039 permessi rilasciati ne sono stati convertiti solo 578, pari al 4,43%, mentre nell’anno 2022 dei 22.528 ne sono stati convertiti 1.184, pari al 5,25%. Quest’anno, fino a marzo, su 8.869 permessi ne sono stati convertiti 662 pari al 7,46%.

Ma in un Paese come il nostro che con l’ultimo “Decreto flussi” ha incrementato le quote di ingresso dei lavoratori stranieri (450.000 nel triennio 2023 – 2025) che senso ha negare il diritto al lavoro e spingere verso la clandestinità una piccola categoria di immigrati sui quali lo Stato ha persino già investito in termini di integrazione? Poniamo questo tema senza contestare il forte ridimensionamento della “protezione speciale” già attuato per ragioni di “Pull factor”, ovvero di una presunta attrattività dell’immigrazione clandestina, rispetto al quale non esprimiamo giudizi di valore ma ci limitiamo a prenderne atto.
Resta irrazionale pensare di espellere dal territorio nazionale gli immigrati che lavorano e per sensibilizzare il parlamento a correggere questa norma abbiamo lanciato una petizione on – line dal titolo “L’immigrazione va regolata ma la regola deve essere sensata”.
L’Italia non può più permettersi di pensare al fenomeno migratorio in termini emergenziali ma deve regolare in maniera nuova le forme di ingresso – corridoi umanitari, lavorativi, universitari – per trasformare quello che viene percepito come un problema in una risorsa stabile per il sistema Paese.

*Presidente ALS MCL Sicilia e Vice Presidente nazionale ALS MCL

Paolo Ragusa

Autore