Il Consiglio europeo iniziato ieri a Bruxelles ha ricevuto la notizia dell’eliminazione di Sinwar nel pieno dei lavori del pomeriggio. L’ordine del giorno prevedeva decisioni da prendere sul Medio Oriente ma anche sull’Ucraina e grande attenzione sul tema dei migranti. Su quest’ultimo punto l’impegno di Giorgia Meloni, già alla vigilia del summit. «Insieme al Primo Ministro di Danimarca Mette Frederiksen, e dei Paesi Bassi Dick Schoof ho ospitato un incontro per parlare di contrasto dei flussi migratori irregolari e in particolare di soluzioni innovative, in vista del Consiglio Europeo di oggi a Bruxelles. Un incontro molto positivo con chiari obiettivi comuni: prevenire l’immigrazione irregolare, combattere il traffico di esseri umani e rendere più efficace la politica europea dei ritorni. Ringrazio la Presidente Ursula von der Leyen e i leader di Austria, Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria per aver partecipato con spirito concreto e costruttivo», aveva scritto sui social la premier. C’è tornata anche nel pomeriggio, nel corso degli scambi avuti oggi a Bruxelles e in occasione del Vertice Med9 della scorsa settimana a Cipro: Meloni ha sostenuto la necessità di creare le condizioni per un «rimpatrio sicuro, dignitoso e volontario in Siria dei rifugiati siriani così come definito da UNHCR.

L’esigenza emersa già in aprile oggi è ancora più pressante, rimarcano fonti italiane, visti gli sviluppi regionali che stanno spingendo centinaia di migliaia di rifugiati siriani presenti in Libano, ma anche decine di migliaia di cittadini libanesi a cercare riparo in Siria. Il ritorno sicuro, dignitoso e volontario in Siria dei rifugiati siriani deve costituire una nostra priorità». L’Italia ha chiesto una revisione della strategia UE per la Siria già nello scorso luglio ed il lavoro che sta facendo la Commissione europea al riguardo è fondamentale, viene infine rimarcato. Il Consiglio europeo ha anche sottolineato l’importanza di tener fede all’impegno assunto al vertice del G7 in Puglia e fornire insieme ai partner del G7 circa 45 miliardi di euro (50 miliardi di dollari) entro la fine dell’anno per sostenere le attuali e future esigenze militari, di bilancio e di ricostruzione dell’Ucraina.

È quanto riporta il punto 6 delle conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles, riguardo a quello che era stato uno dei risultati simbolo del summit di Borgo Egnazia, ovvero l’uso di profitti derivanti dagli asset congelati a Mosca per sostenere Kiev. Le conclusioni sono state adottate all’unanimità, quindi anche con il beneplacito dell’Ungheria di Viktor Orbàn. «In base al diritto dell’UE, i beni della Russia dovrebbero rimanere congelati finché la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e non la risarcirà per i danni causati da questa guerra. Nel pieno rispetto della politica di sicurezza e di difesa di alcuni Stati membri, il Consiglio europeo accoglie con favore l’accordo sull’utilizzo delle entrate straordinarie derivanti dai beni immobilizzati della Russia, pur continuando ad affrontare tutti gli aspetti giuridici e finanziari pertinenti. L’obiettivo – si legge ancora – sarà garantire un’equa condivisione e solidarietà tra i partner del G7 e con gli Stati membri che sono particolarmente esposti a rischi finanziari e legali».

La premier ha lasciato Bruxelles già in serata per volare in Giordania e raggiungere il Libano subito dopo. Anche se i lavori del Consiglio europeo dovrebbero protrarsi, come previsto, fino alla serata di oggi. Meloni partirà per il Medio Oriente. Non vedrà i soldati impegnati nella missione Unifil -probabilmente per questioni di sicurezza – ma la sua presenza in Libano è un chiaro segnale di vicinanza nonché di ulteriore condanna degli attacchi subiti dalle postazioni dei caschi blu, con blitz delle forze di difesa israeliane bollati dalla presidente del Consiglio come ‘inaccettabili’, al centro della ‘ruvida’ telefonata con il primo ministro Benjamin Netanyahu di domenica scorsa. Con la visita in Giordania, in particolare, l’Italia intende ribadire il suo sostegno a una nazione che costituisce un elemento fondamentale per la stabilità della regione. La leadership giordana, spiegano fonti italiane a poche ore dalla missione della premier in Medio Oriente, è un interlocutore prezioso e sta svolgendo un ruolo cruciale sia per ridurre la tensione sia per scongiurare un ulteriore peggioramento del quadro. In Giordania, Meloni avrà ad Aqaba un bilaterale con Re Abdullah II e si confronterà con lui sulla crisi in Medio Oriente. Che dopo l’eliminazione di Sinwar può sperare di voltare pagina. «Si apre una prospettiva diversa, adesso speriamo in una tregua», ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.