“Conoscere per comprendere”: dice tutto il titolo del 29mo Rapporto Immigrazione 2020 di Caritas italiana e Fondazione Migrantes. Il pregiudizio che troppo a lungo si è fatto largo, amplificato negli studi televisivi dalla propaganda di qualcuno, si scontra con la realtà dei numeri che le due istituzioni cattoliche hanno presentato, all’indomani dell’enciclica Fratelli Tutti. Il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, lancia strali da scomunica: «Vedere nel migrante soltanto una insidia e come tale giudicarlo, è un comportamento che non può definirsi cristiano; come non è cristiano giudicare pericolosi coloro che si impegnano nelle operazioni di soccorso e di accoglienza».

Una sottolineatura che fa seguito all’archiviazione dei decreti sicurezza voluti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, modificati di peso dal governo. Il numero due della Cei osserva che «uno sguardo interessato a conoscere l’altro, a incontrarlo, pur con tutte le difficoltà e gli ostacoli che questo implica, dà vita a una prospettiva che si colloca a grande distanza dall’opinione, diffusa a più livelli, che vede nel migrante solo un’insidia e nell’opera di coloro che lo soccorrono un pericolo. Si tratta – sottolinea monsignor Russo – di sentimenti contrari alla vita cristiana, che nella fede ci spinge invece ad avere il coraggio di riconoscere in chi è bisognoso del nostro aiuto un fratello». Spaginando il documentato dossier, sorprendono i dati che compongono la fotografia scattata da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Intanto: i migranti diminuiscono, rovesciando un trend di alcuni decenni.

I 5.300.000 migranti che risiedono da tempo in Italia, l’8,8% della popolazione, a dispetto della sbandierata “invasione africana”, provengono essenzialmente da Romania, Marocco, Albania, Cina, Ucraina e India. Parchi tanto nelle nascite quanto nelle acquisizioni di cittadinanza. Dal 2018 al 2019 vi sono stati appena 47 mila residenti e 2.500 titolari di permesso di soggiorno in più, insieme ad un calo delle nascite di figli di immigrati, da 67.933 nel 2017 a 62.944 nel 2019. Scendono anche le acquisizioni di cittadinanza, da 146 mila nel 2017 a 127 mila del 2019. E si conferma la tendenza all’inserimento stabile con il 62,3% dei permessi a lunga scadenza. Appena il 5,7% sono i permessi collegati all’asilo e alla protezione internazionale, solo l’1,5% quelli per studio. A delinquere è una minoranza esigua. La controprova si ottiene confrontando i dati con quelli del Dap, a via Arenula.

Su una popolazione carceraria di 60.971 detenuti, a fine gennaio di quest’anno risultano essere presenti 19.841 cittadini stranieri: erano 20.255 nel 2018. «I cittadini stranieri, piuttosto, sono fra le principali vittime di reati collegati a discriminazioni», dice il Rapporto: in generale, si osserva, in Italia negli ultimi dieci anni il numero di reati denunciati all’autorità giudiziaria dalle forze di polizia è diminuito del -9,8%: nel 2019 sono stati denunciati 2.629.831 delitti rispetto al 2018, quando erano stimati in 2.371.806. Una diminuzione che prosegue dal 2003 e che investe tutte le fattispecie criminose. Non meno infondato è il Dagli all’untore. «Non c’è stato in questi mesi alcun allarme sanitario ricollegabile alla presenza di cittadini stranieri nel nostro Paese. La prevalenza di casi positivi è analoga a quella della popolazione generale».

Caritas e Migrantes chiudono l’incontro pubblico salutando “con viva soddisfazione” il recente via libera del Consiglio dei Ministri al decreto legge contenente disposizioni urgenti in materia di immigrazione che modificano i cosiddetti decreti sicurezza. «Molte delle raccomandazioni contenute nel Rapporto – si legge nell’introduzione al dossier sull’immigrazione che viene presentato oggi – hanno sottolineato, nei vari temi affrontati, l’importanza di favorire i percorsi di regolarità dei cittadini migranti nel nostro Paese». «Auspichiamo dunque che i decisori politici proseguano in questo percorso di legalità e integrazione, sostenendolo oltre che con l’importante processo di revisione delle norme, anche con politiche attive di supporto». In molti sperano che adesso, ad approvazione avvenuta dei nuovi decreti, si possa riaprire il tema dello Ius Culturae.

Laura Boldrini ha fatto un appello in questo senso ai colleghi del Pd e della maggioranza. Dai banchi del governo, parla il Vice Ministro dell’Interno, Matteo Mauri: «I numeri del rapporto Caritas e Migrantes – dichiara Mauri a Il Riformista – dimostrano, dati alla mano, quello che ripetiamo ogni giorno. E cioè che in Italia non c’è un’emergenza migranti. Né tantomeno quella cosiddetta ‘invasione’ che viene sbandierata da chi prova a fare propaganda usando il fenomeno migratorio per provare a guadagnare consensi. E che invece può essere governato e gestito con politiche pubbliche attente, razionali e finalizzate all’interesse di tutti».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.