Un filmato che non può essere soggetto a interpretazioni e che mostra, in maniera evidente, come agisce la cosiddetta guardia costiera libica: picchiando le persone in pericolo che cercano fortuna in Europa, costrette con la forza “a tornare nell’inferno da cui fuggivano”.

Sono immagini eloquenti quelle pubblicate in un video dalla Ong tedesca Sea Watch, che ha documentato in un video un intervento nel Mediterraneo svoltosi sotto gli occhi dell’equipaggio della Sea Watch 4.

Immagini che imbarazzano probabilmente anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, che aveva suscitato polemiche quando, durante la visita a Tripoli all’inizio di aprile, aveva espresso “soddisfazione per quello che la Libia fa, per i salvataggi e nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia”.

Quanto al video pubblicato da Sea Watch, nel filmato si vede chiaramente il ‘tender’ di una motovedetta libica che affianca un gommone in cui sono stipati in piena emergenza decine di migranti. Ma invece di aiutare e soccorrere l’imbarcazione, un uomo colpisce con un bastone i migranti per costringerli a girare la prua e a tornare in Libia.

Da anni ormai le Ong che sorvegliano il Mediterraneo denunciano i metodi brutali della cosiddetta Guardia costiera libica.

Sul caso denunciato da Sea Watch è intervenuta anche l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), spiegando che “circa 340 rifugiati e migranti sono stati rimpatriati a Tripoli dalla Guardia costiera libica”. Oltre 5.500 persone sono state rimpatriate in Libia dal gennaio 2021, ricorda l’Unhcr, mentre Safa Msehli, portavoce di Un Migration, sempre su Twitter scrive che “oggi circa 450 migranti sono stati intercettati e rimpatriati in Libia”. “Disperati, scalzi, stanchi e maltrattati, sono stati condotti in detenzione arbitraria dove affrontano maggiori rischi“.

Avatar photo

Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia