Italia e Malta accusate di crimini di guerra per il loro sostegno alla cosiddetta Guardia costiera libica: l’esposto alla Corte Penale Internazionale dalle Organizzazioni internazionali Adala for All, StraLi e UpRight si riferisce ai crimini commessi in Libia tra il 2017 e il 2021 contro migranti e rifugiati e chiede di indagare sulle sevizie compiute contro migliaia di migranti, tra cui donne e bambini, reclusi nei centri di detenzione dopo essere stati intercettati in terra o in mare. «I crimini commessi contro i migranti – si legge nell’esposto– possono e devono essere indagati come crimini di guerra ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto della CPI».

Nell’atto sono raccolti anni di documenti ufficiali, di testimonianze, di tracciati navali, di referti medici, di perizie forensi, di filmati e di inchieste giudiziarie e giornalistiche. Anche l’Italia è ritenuta responsabile: «Tra il 2017 e il 2021, le autorità italiane hanno infatti fornito alla guardia costiera libica un sostegno cruciale – si legge – per intercettare i migranti in mare e riportarli nei centri di detenzione, tra cui la fornitura di risorse e di attrezzature, la manutenzione delle stesse, e la formazione del personale coinvolto». Inoltre i funzionari italiani e maltesi «hanno agito in maniera coordinata con la guardia costiera libica nelle operazioni di recupero dei migranti per garantire che essi fossero intercettati e riportati in Libia». Per questo nella denuncia si sostiene che «il sostegno fornito dalle autorità italiane e maltesi alla guardia costiera libica integri una forma di concorso nei crimini commessi contro i migranti, da cui deriva una responsabilità penale internazionale ai sensi dello Statuto della Corte».

Del resto già gli investigatori Onu avevano confermato le torture e le violenze dei campi di prigionia libici (il 2 marzo 2011 il Consiglio di sicurezza Onu aveva incaricato la Corte penale di investigare i crimini di guerra commessi in Libia) e anche la giustizia italiana ha condannato in primo grado quattro torturatori dei campi di prigionia ufficiali in Libia. A rimarcare la notizia è anche la Ong Italiana Mediterranea che in un suo comunicato esprime soddisfazione: «Finalmente. Non perché occorra un tribunale, per quanto autorevole, per convincerci a fare qualcosa per lottare contro la vergogna della violazione dei diritti umani e della vita di nostri fratelli e sorelle», scrive la Ong. Ma Mediterranea sottolinea come «che quegli aguzzini libici, quei banditi, torturatori, criminali senza scrupoli, hanno dei complici» che sono «stati in questi anni “al soldo” di “civilissimi” governi europei, hanno ricevuto finanziamenti di centinaia di milioni di euro votati da altrettanto civilissimi e democratici parlamenti».

Nel comunicato si ricordano infatti le 20 motovedette italiane donate alla cosiddetta Guardia costiera libica «perché catturino e deportino donne, uomini e bambini che tentano di fuggire dalla morte e dalla sofferenza». «Quelle catture, – scrive Mediterranea – quelle deportazioni, operate con mezzi forniti dall’Italia e spesso coordinate da navi italiane e da agenzie di sorveglianza europee, violano tutto ciò che c’è da violare in tema di Convenzioni Internazionali e di principi costituzionali». Del resto l’alibi usato molto spesso dai nostri governanti che l’instabilità politica in Libia dovesse farci chiudere gli occhi sulle loro atrocità è miseramente caduto «l’esito disastroso del tentativo elettorale dello scorso 24 dicembre».

«E sono proprio – scrive la Ong – quelle bande foraggiate dai soldi e dai mezzi italiani ed europei, a rendere impossibile un percorso di stabilizzazione in Libia. Paese, per inciso, dove grazie a questa politica da apprendisti stregoni che tante sofferenze ha causato a persone innocenti, dove l’Italia non conta più nulla». La responsabilità politica dell’Italia (e di Malta) è raccontata da anni attraverso inchieste, testimonianze e atti ufficiali. Nulla è cambiato. Ora resta da vedere se la responsabilità penale verrà riconosciuta. Chissà se Governo e Parlamento hanno qualcosa da dire.

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Milano, 26 giugno 1977 è un attore, drammaturgo, scrittore, regista teatrale e politico italiano.