La coesistenza (ancora almeno per un trentennio) tra potere dei nativi analogici e forza evolutiva dei nativi digitali rischia, qualora il “crescere” subisca danni nella fase adolescenziale, di portare a una società traumatizzata. È fondamentale attivare subito linee riparative che inseriscano gli adolescenti nelle dinamiche legittimanti che, a Milano, sono quelle di consumo.

Milano ha uno “strappo generazionale” evidente negli adolescenti tra 14 e 18 anni (60k di cui il 22% stranieri). Questo disagio viene espresso da molti indicatori: compulsività digitale, disagi emotivi, emulazione e aggressività come valori dominanti, violenza diffusa. L’analisi prevalente delle cause è di tipo qualitativo (scomparsa della famiglia, crisi dei valori, invasività della tecnologia). Noi, al contrario, riteniamo che la causa sia quantitativa in senso materiale: gli adolescenti non sono un soggetto di consumo adeguato agli standard milanesi. Confermano questa tesi la scomparsa di luoghi di consumo per adolescenti e la tendenza verso strategie “emulative” e di “fuga” dalla propria condizione. In termini di dinamiche di consumo, a Milano la ricchezza familiare destina una quota significativa di consumi per l’infanzia (0-13 anni), dai 18 ai 25 anni o si frequenta l’università o si inizia a lavorare, gli over 25 producono reddito e gli over 70 sono titolari di pensioni e patrimoni. Restano fuori dal consumo solo gli adolescenti dai 14 ai 18 anni.

La soluzione passa per un’integrazione degli adolescenti tra i soggetti protagonisti della città attraverso una dotazione reddituale (una media di 200 euro mensili) semiuniversale (nuclei famigliari con reddito inferiore ai 100k annui) che possa essere destinata a consumi voluttuari (vestiti, musica, sport) e di convivialità (locali dove bere, mangiare e divertirsi) che sono quelli a più forte “spinta” di integrazione sociale. Come attivare questa politica che, indicativamente, può essere quantificata in 100 milioni di euro all’anno, senza gravare eccessivamente sul bilancio finanziario del Comune? La risposta può essere quella di varare una “moneta di scopo” rivolta a questa fascia d’età che venga utilizzata per intaccare le posizioni creditorie incagliate che il Comune vanta nei confronti degli esercizi commerciali e dei concessionari comunali.

Questa “moneta” diverrebbe un’app a cui aderiscono come acquirenti i giovani assegnatari del contributo mensile e come fornitori tutti i soggetti commerciali che intendono utilizzarla per diminuire il debito col Comune. Questo meccanismo salvaguarderebbe il Comune sul fronte della liquidità (si movimentano soprattutto posizioni incagliate di credito), creerebbe un circuito di consumo con vantaggi economici complessivi e, soprattutto, produrrebbe una ritrovata centralità sociale per gli adolescenti di Milano.

AleottiLab

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