Sei un politico e sei indagato? Bene, allora ti chiedo i danni. Se fossi stato un semplice funzionario, no. L’artefice della distinzione è la giunta milanese guidata da Beppe Sala che ha deciso di costituirsi parte civile nei confronti dell’ex capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino e non dei dipendenti comunali coinvolti nell’inchiesta “Mensa dei poveri”.

Pietro Tatarella, ex numero uno azzurro al Comune di Milano ed ex candidato alle ultime elezioni europee, venne arrestato dalla Dda del capoluogo lombardo con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al finanziamento illecito. Era il 7 maggio del 2019, proprio alla vigilia della tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, quando i magistrati milanesi diedero il via alla retata che decapitò i vertici di Forza Italia. Tra le decine di persone arrestate, oltre a Tatarella, Fabio Altitonante, coordinatore azzurro della città di Milano e sottosegretario in Regione Lombardia. I pm avevano chiesto anche l’arresto, respinto poi dalla Camera, del deputato forzista Diego Sozzani. Siamo di fronte alla «nuova Tangentopoli milanese», dichiarò euforico Luigi Di Maio.

Tatarella, dimessosi da tutti gli incarichi il giorno stesso dell’arresto, trascorse cento giorni di custodia cautelare in carcere, di cui sessanta in regime di massima sicurezza, prima di essere mandato ai domiciliari per altri tre mesi. I pm volevano proseguire con il provvedimento cautelare, ma il gip respinse la richiesta. «Non vengono esplicitate in alcun modo le esigenze cautelari che legittimerebbero l’adozione» di un provvedimento come quello proposto dai pm «quasi alla scadenza del termine» di custodia cautelare dei sei mesi e del quale mancherebbero i “presupposti”, scrisse il gip. Inoltre, si deve considerare «che il tempo decorso rispetto al momento» in cui fu arrestato «e la puntuale osservanza degli obblighi […] consente di ritenere che abbia tratto dall’esperienza giudiziale un sufficiente monito per astenersi, nel futuro, dal commettere altri reati della stessa specie», aggiunse il gip, disponendone l’immediata liberazione.

Chiusa ora l’indagine ed avvicinandosi il processo, il Comune di Milano ha deciso di costituirsi in giudizio come parte civile. Ma non contro i dipendenti comunali che sono coinvolti nell’inchiesta con Tatarella e che, peraltro, sono ancora in servizio. No, solo contro l’ex capogruppo forzista. Il distinguo ha subito sollevato la protesta dell’esponente di Milano Popolare, Matteo Forte, a Palazzo Marino: «È una schifezza».