Milano non è Gotham City. Le classifiche sulla pericolosità della città che puntualmente infiammano gli animi e alimentano lo scontro politico, vanno considerate certamente come un dato serio che non ammette sottovalutazioni, ma hanno senso se considerate nel loro contesto. Nelle più recenti, insieme a Milano, svetta Rimini che nessuno può certo considerare un centro della criminalità.

L’alto numero di denunce e di episodi è strettamente collegato al primato del turismo. Allo stesso modo la dimensione metropolitana con le sue dinamiche complesse sociali, economiche e di convivenza urbana, produce criticità. Questo vuole dire che chi fa speculazione politica lanciando allarmi non è credibile, ma allo stesso modo sarebbe fuori dalla realtà chi sostenesse la condizione normale e non ponesse sul tema sicurezza la massima attenzione amministrativa.

La consulenza dell’ex capo della Polizia Franco Gabrielli è stata un segnale importante nella volontà di gestione della sicurezza cittadina, ma anche una utile mossa politica che ha indebolito le speculazioni. C’è però un tema importante: l’ascolto della città. Quando si parla di insicurezza percepita ci si riferisce al risultato di un senso di estraneità da parte dei cittadini, di abbandono che moltiplica gli effetti dei fatti reali. Lì è dove si deve insistere. Ma non dopo aver disegnato nuovi pezzi di città, dando l’impressione di rincorrere i disagi, bensì mentre li si progetta. Ogni evoluzione urbana produce contrasti, che possono diventare conflitti e sfociare in disordine pubblico. Di cambiamenti se ne prospettano molti, nessuno deve avere la percezione di subirli.

Ambrogio

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