Il tema, dunque, è il lavoro. Nella sua visione più ampia, che va a comprendere la casa, i servizi, la visione stessa di metropoli come luogo di vita. Una visione che necessariamente deve essere comune a tutti gli attori, a cominciare dalle organizzazioni sindacali, la cui missione di costruzione e tutela del lavoro si amplia, in ruolo e responsabilità. La funzione possibile dell’amministrazione comunale, la gestione dei contratti territoriali, il welfare allargato al ruolo delle aziende, le politiche abitative. Come si rapportano a questi temi – ormai emergenziali – le principali organizzazioni sindacali, è determinante per la ricerca di una soluzione.

Eros Lanzoni – Segretario Cisl Milano

«Con il Comune abbiamo da anni in intrapreso un percorso di contrattazione rispetto agli appalti comunali e nell’ultima versione dell’accordo è scritto chiaramente che vanno applicati i contratti specifici e vanno utilizzati i contratti delle organizzazioni maggiormente rappresentative, in altre parole abbiamo concordato di non utilizzare contratti generalisti. Resta aperta una questione di controlli e legalità. Attraverso un’indagine fatta con i nostri iscritti ai quali hanno risposto più di 3500 persone il risultato evidente è che anche il ceto medio è in difficoltà per il costo della casa – sia per l’acquisto che per l’affitto – il costo della vita normale, il classico carrello della spesa a Milano sono del 20% più cari rispetto a tutta l’Italia. Anche qui vanno controllate le filiere per evitare la speculazione e un aumento non proporzionale dei prezzi, ma è chiaro per la Cisl che il rimedio sta in una distribuzione della maggiore produttività anche ai lavoratori e quindi un incremento degli stipendi in questa area geografica. Questo per non perdere potere d’acquisto e poter continuare a vivere in città, abbiamo ascoltato con interesse le proposte della associazione Tortuga e di Adesso! che inizialmente parlavano di salario minimo milanese, mentre ora leggiamo di un cambio di passo e di una maggiore attenzione rivolta alla contrattazione integrativa territoriale.

Per la Cisl la contrattazione di secondo livello è importante e fa parte della nostra storia. Vogliamo proseguire in questo anche da un punto di vista territoriale e non solo aziendale, in collaborazione con gli imprenditori ed il Comune si potrebbe ragionare su un accesso ai servizi di welfare come il trasporto e determinati tipi di spese in forma agevolata e controllata. La questione importante resta contrattare una maggiore retribuzione, distribuendo redditività e produttività locale anche ai lavoratori. Ma deve essere chiaro che la contrattazione territoriale non può essere lasciata in capo alle singole realtà aziendali, ma deve essere fatta dalla rappresentanza imprenditoriali come dalle rappresentanze generali dei sindacati e il Comune. Comunque, la politica locale non può chiamarsi fuori».

Enrico Vizza – Segretario Uil Lombardia

«Non deve esistere un salario cittadino che sia di Milano, di Brescia o di Varese. Il salario è quello definito e negoziato dai contratti nazionali. E lo dico convintamente. Gli enti locali, Comuni, Città Metropolitana conoscono le forme di contratti di lavoro che vengono applicati ai lavoratori che garantiscono servizi (pulizie, mense, gestione asili, musei)? Sanno che ci sono contratti di lavoro che non prevedono nessuna forma di assistenza? Il comune di Milano, la Città Metropolitana, la Regione Lombardia facciano applicare i contratti di lavoro sottoscritti dalla OO.SS. maggiormente rappresentative negli appalti di loro competenza insieme a quella contrattazione aziendale, di filiera, di gruppo che nel nostro paese si esercita nel il 20- 30% delle aziende.
Su Milano dico che il Patto per il Lavoro sottoscritto con i sindacati nel 2022, è già di per se un percorso di accordo territoriale che deve utilizzare la leva della contrattazione di secondo livello, altrimenti per quale motivo è stato firmato? Era solo una vetrina? Si inserisca nei bandi di gara o di affidamento una voce che favorisca la contrattazione di secondo livello o la contrattazione decentrata integrativa o i protocolli regionali per i dipendenti della PA.

Si intervenga sui costi degli affitti e sulla speculazione, si favorisca un welfare sul trasporto pubblico o forme di welfare prestate anche a livello istituzionale. Per la casa e l’abitare serve una visione di area metropolitana con un housing sociale vero basato sull’accesso all’acquisto delle abitazioni proporzionato al reddito dei lavoratori. Sappiano di Concorsi pubblici deserti e il costo dell’abitare è la prima causa. La Milano di oggi non ha bisogno solo di manager ma anche di lavoratori e di contratti collettivi di primo e secondo livello. Negli strumenti urbanistici dei Comuni i PGT servono misure finalizzate ad ampliare e recuperare l’Edilizia Sociale per Studenti, Giovani Coppie e Anziani, questo la UIL ha posto l’attenzione scrivendo al Sindaco di Milano Giuseppe Sala».

Luca Stanzione – Segretario Cgil Milano

«L’articolo 11 del codice degli appalti stabilisce che gli enti pubblici indichino il Contratto Nazionale di riferimento per le lavorazioni da affidare in appalto, a partire da questo riferimento si possono valutare più facilmente i contratti con i trattamenti migliori a parità di figure professionali. Di fronte al taglio di 100 milioni di euro agli enti locali, prevista da questa Legge di Bilancio e ad un possibile rinnovo dei Contratti nazionali dei lavoratori pubblici inferiore di circa 11 punti percentuali rispetto all’inflazione. Se non identifichiamo i contratti di riferimento che garantiscano la qualità dei servizi e qualità del lavoro rischiamo che aumentino, oltre che le attività esternalizzate, anche il dilagare di un lavoro ulteriormente impoverito.

C’è una condizione del lavoro pubblico e in appalto che è arrivato ad un punto da mettere in discussione tutto il sistema di servizi a tutela della persona. A volte ho l’impressione che sia una precisa scelta politica di riduzione ai minimi termini dello stato sociale e del welfare pubblico in favore dell’economia speculativa che opera con riduzione dei diritti e delle tutele per i lavoratori e di qualità dei servizi. I dati dell’inflazione dell’area metropolitana sono tanto più drammatici se si tiene conto che la dinamica salariale dal 2020 al 2023 ha visto aumentare sempre più le disuguaglianze fra settori e figure professionali. A normativa nazionale attuale un accordo territoriale non potrebbe imporre un aumento a tutte le aziende del nostro territorio. Si possono ricercare strade che incentivino la contrattazione aziendale.

Allo stesso tempo si deve uscire dall’idea che sia il pubblico a dover rispondere solo con proprie risorse ad una distorsione del sistema, non vorrei che passi l’idea che rispondiamo ai bassi salari usando le risorse delle tasse pagate dalle stesse lavoratrici e lavoratori. L’area metropolitana milanese ha un’inflazione tra le più alte d’Italia ma anche una delle produttività più alte. Se partiamo da questa consapevolezza anche il sistema delle imprese deve essere pienamente coinvolto e responsabilizzato. Da questa consapevolezza possiamo partire nel pensare ad un Welfare territoriale aggiuntivo. Noi abbiamo fatto una proposta concreta che affronti il problema del costo della casa a cui le lavoratrici e i lavoratori destinano più del 30% del proprio stipendio, l’istituzione di un fondo pubblico a garanzia dell’edificazione di proprietà indivisa. Fra qualche giorno il Comune di Milano ha convocato un tavolo, potrebbe essere un primo passo».