Un ordine del giorno che impegna il sindaco e la Giunta a collocare nei nove municipi di Milano delle statue dedicate a donne che hanno svolto un ruolo importante per lo sviluppo della società. Ad illustrarlo, nella seduta odierna del Consiglio Comunale, la consigliera del Partito Democratico Angelica Vasile, secondo la quale “bisognerebbe aumentare la presenza femminile nelle città, tante donne hanno fatto molto ma spesso sono state nascoste dalle narrazioni maschili”.

Realizzare una statua femminile in ogni Municipio di Milano

Nell’ordine del giorno si chiede di coinvolgere le artiste “attraverso una call indetta dal Comune di Milano per verificarne la disponibilità per la realizzazione di una statua per ogni Municipio raffigurante un personaggio femminile”. Ancora, “si chiede ci sia una nuova valutazione delle agevolazioni per donatori e donatrici – ha continuato Vasile – perché gli impegni che noi chiediamo sono spesso onerosi, per esempio si richiedono vent’anni di manutenzione per l’opera”.

Agevolazioni per donatori e donatrici

Questo, secondo l’esponente del PD può essere limitante “anche per gli sponsor che magari vogliono finanziare un’opera”. Infine, l’esponente dem ha chiesto anche di “dedicare un’opera artistica ad una donna che si sia distinta nello Sport, soprattutto considerando che fra due anni Milano sarà protagonista di un grande evento sportivo di portata internazionale: le Paralimpiadi Milano-Cortina 2026”. I firmatari dell’odg, oltre a Vasile, i consiglieri del PD Diana De Marchi, Alessandro Giungi, Beatrice Uguccioni, Roberta Osculati, Federico Bottelli, Alice Arienta e Valerio Pedroni.

La statua troppo audace: il tema della maternità diventa scomodo

A Milano nei giorni scorsi si è accesa la polemica per una statua che, secondo alcuni, urta la sensibilità. L’opera rappresenta una donna a seno scoperto che allatta un neonato ed è stata Realizzata da un’artista scomparsa, Vera Omodeo.  I figli a novembre avevano chiesto al Comune la collocazione in piazza Duse a due passi da Porta Venezia, apriti cielo.

La decisione e valutazione anche in termini di sensibilità sociale è stata presa da una “commissione di esperti di opere d’arte per la valutazione di proposte di collocazione di manufatti artistici negli spazi pubblici2 nata nel 2015 con l’allora sindaco Giuliano Pisapia e formata da tecnici comunali e della Soprintendenza di Belle Arti.

“Eppure — rileva Serena Omodeo, figlia della scultrice — la maternità è uno degli aspetti della quintessenza femminile. Non c’è nulla di religioso nell’opera”.

Voto contrario all’unanimità

All’unanimità i membri della commissione hanno bocciato l’opera, suggerendone la collocazione in “un ospedale o un istituto religioso, all’interno del quale sia valorizzato il tema della maternità, espresso con sfumature squisitamente religiose”.

Da Palazzo Marino intanto l’assessore Tommaso Sacchi annuncia che si valuterà “come darle una collocazione. Non vogliamo offendere o sminuire una proposta generosa, in memoria di un’artista che conosciamo”. L’eurodeputata leghista Silvia Sardone accusa la giunta Sala di “deriva del politicamente stupido che non ha più confini”, mentre da Palazzo Lombardia l’assessora alla Cultura Francesca Caruso (FdI) offre uno spazio alla statua perché “la donna che allatta il figlio fa parte della nostra cultura identitaria”.

Redazione

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