Il parere
Milei non salverà l’Argentina, il suo è un pericoloso nazionalismo che distrae col fragore della propaganda
Nel “Si&No” del Riformista spazio all’elezione di Javier Milei in Argentina: riuscirà a salvare il Paese e a portarlo fuori dalla crisi? Favorevole il direttore del Riformista Andrea Ruggieri secondo cui Milei “è una speranza di rinascita per smantellare l’assistenzialismo“. Contrario invece lo scrittore e giornalista Paolo Guzzanti che ribatte: “Milei non salverà l’Argentina, il suo è un pericoloso nazionalismo che distrae col fragore della propaganda”.
Qui il commento di Paolo Guzzanti:
Eravamo tentati di dar credito a Javier Milei che ha vinto le presidenziali in Argentina perché è un liberal-rivoluzionario, ma pensiamo sia più prudente tirare il freno a mano dell’entusiasmo. Passi per le lagnose grida sui brogli elettorali alla maniera di Donald Trump, fa sobbalzare l’idea (non nuova né fortunata) di adottare il dollaro americano al posto del Peso, ma oggi, dopo aver incassato le congratulazioni del mondo liberale per la sconfitta di Sergio Massa con il suo programma statalista, l’opinione pubblica internazionale si trova di fronte a un preoccupante desiderio del neo presidente: rivuole le isole Malvinas, cioè le Falkland inglesi, che sono già costate all’Argentina una sciagurata guerra nel 1982 quando a Londra governava la “lady di ferro” Margaret Thatcher e a Buenos Aires assassini della giunta militare, che con quella guerra si suicidò.
Le Isole Falkland sono da quattro secoli un possedimento inglese e non sono mai state argentine né spagnole. Dunque quello di Milei sembra un pericoloso nazionalismo, di un genere che riemerge periodicamente dalla Casa Rosada quando un governo cerca su distrarre un popolo straziato dall’inflazione e dal vuoto fragore della propaganda.
Stavolta, il neoeletto dice di avere un piano non bellicoso, basato sulla trattativa diplomatica senza tentare di usare la forza con gli inglesi dalle Malvinas, ovvero Falkland. Ma l’iniziativa è stata seccamente bocciata sul nascere dal Primo Ministro inglese Rishi Sunak con un “no” che non ammette margini, così come reagì Margaret Thatcher, ricordando che le isole sono abitate dagli inglesi fin dalla metà del ‘700, ovvero, ha ricordato Rishi a Javier, “decisively some time ago” da un bel po’ di tempo.
Ed è bizzarro che Javier Milei insista su una rivendicazione che ha provocato soltanto molti morti. Milei si dichiara con passione un devoto ammiratore della stessa Thatcher che nel 1982 rispose con i cannoni della Royal Navy alle pretese argentine sulle Falkland. E non sembra rendersi conto delle conseguenze delle sue parole così, mentre lancia una pericolosa folgore nazionalista rivendicando le Malvinas definisce la Thatcher “una dei più grandi leader dell’umanità”. Il suo avversario Sergio Massa, attuale ministro dell’economia benché soccombente ha trovato il suo modo di soffiare sul fuoco acceso da Milei gridando in televisione che “La Thatcher era ieri una nemica dell’Argentina e sempre lo sarà”.
Agli argentini l’idea di un’altra guerra col Regno Unito a quarantadue anni di distanza non piace affatto, ma i nazionalismi sono sempre vivi e Milei ha cercato di rendere innocue le sue intenzioni affermando di contare su un’intesa fra governi. Il Primo ministro inglese lo ha smentito: non esiste alcuna base di trattativa. Ed è qui che Milei diventa preoccupante perché non prende atto e insiste: “C’è stata una guerra e l’abbiamo persa, ma possiamo ancora recuperare quelle isole attraverso la diplomazia”.
Quanto al resto, il suo stile è grave. Nel corso del dibattito politico ha più volte definito “un delinquente” il suo avversario rinfacciandogli il suo passato peronista, che peraltro è verissimo. Così, il quasi presidente Milei (si attende il conteggio finale per la proclamazione ufficiale) con la sua sparata sulle isole Falkland che sono a duemila miglia dalla costa argentina, ha provocato anche una rivolta fra i veterani di quella guerra che si sentono offesi.
La domanda non è evitabile: può questo anarco-capitalista, simpatico e un po’ paranoico, rinunciare alle teorie complottiste e governare? Per ora, ci sembra troppo poco e troppo rischioso il solo annuncio dell’adozione del dollaro insieme alla riesumazione di un contenzioso con Londra dove non importa nulla se Milei veneri Margaret Thatcher per il fatto che ridusse in polvere la sinistra dei suoi tempi. L’Argentina d’altra parte è una nazione che vive di nostalgia del passato, della Coppa del Mondo e delle parole di “Don’t cry for me Argentia” cantata da Madonna. Inoltre, è il Paese in cui Juan Peròn, seguito dalla sua narcisistica vedova Evita, saziava le folle distribuendo ricchezza inesistente distruggendo l’economia.
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