Mimmo Lucano non ce l’ha fatta a essere eletto al Consiglio Regionale della Calabria. L’ex sindaco di Riace, protagonista di un’inchiesta e di un caso diventato centrale nella questione dell’accoglienza e del dibattito politico, ha raccolto 9.779 preferenze alle regionali del 3 e 4 ottobre. Un ottimo risultato personale. Non è bastato. Lucano era candidato da capolista in tutte e tre le circoscrizioni a sostegno della candidatura a Presidente di Luigi de Magistris, ex sindaco di Napoli.

La coalizione ha raccolto il 16,17%. Parecchio distaccata sia dalla candidata del centrosinistra Bruni Amalia Cecilia, al 27,68%, che dal vincitore, candidato del centrodestra, Roberto Occhiuto, al 54,46%. Anche De Magistris – che ha rivendicato in un video di non essersi candidato a consigliere “consentendo a due consiglieri di essere eletti” – è rimasto fuori dal consiglio regionale. I sondaggi che gli avevano attribuito una percentuale tra il 20 e il 25% sono stati smentiti dalle urne. “Dopo quasi trent’anni di attività politica ed istituzionale in prima linea, aver percepito che questa terra non ha voluto svoltare e passare dal ricatto al riscatto mi deve fare necessariamente riflettere sul piano personale”.

Le dichiarazioni dell’ex sindaco di Napoli al T-Hotel di Lamezia Terme dove ha seguito gli scrutini. “Farò di tutto per dare il mio sostegno, sia in Calabria che a Napoli, però – ha detto a Repubblica – mi prenderò un periodo fino a Natale perché ho bisogno di riflettere su cosa sia più giusto fare in questo momento della mia vita”. In Calabria hanno votato circa il 44,36% degli aventi diritto.

La lista di Lucano non ha superato la soglia di sbarramento del 4%. Si è fermata al 2,39%. Lucano, solo giovedì scorso, a tre giorni dal voto, è stato condannato dal Tribunale di Locri a 13 anni e due mesi per presunte irregolarità nella gestione dei migranti del “modello Riace”. Una pena che ha quasi raggiunto il doppio di quella richiesta dalla pubblica accusa. Lucano, anche se eletto, sarebbe stato quindi comunque sospeso per effetto della legge Severino. Le accuse: associazione a delinquere responsabile di abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

E infatti Lucano era stato anche incluso nella lista degli impresentabili formulata dalla Commissione Parlamentare Antimafia, almeno secondo il Codice di autoregolamentazione dei partiti e la Legge Severino. Mi piacerebbe che la stessa attenzione e la stessa inflessibilità mostrata con Lucano venisse manifestata da altri Tribunali e Procure nei confronti di altri soggetti, che magari sono stati oggetto di esposti senza che però vi sia stato alcun provvedimento da parte delle Procure”, aveva commentato il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, del Movimento 5 Stelle.

“Dietro la mia condanna ci sono ombre poco chiare. Un magistrato molto importante, un politico di razza, hanno dall’inizio cercato di offuscare la mia immagine, il mio impegno verso gli immigrati, i più deboli – aveva detto l’ex sindaco in un’intervista a Il Corriere della Sera dopo il verdetto del Tribunale – Mi aspettavo un’assoluzione piena. Io non mi sono mai lasciato intimidire da nessuno. Per ora hanno vinto loro, ma siamo solo al primo grado. Ci sarà l’appello”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.