Mimmo Parisi dovrà lasciare la poltrona di direttore dell’Anpal, l’Agenzia per le politiche attive del lavoro. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando sta lavorando infatti ad un provvedimento che porterà il Governo Draghi a commissariare l’Ente guidato dal febbraio 2019 da Parisi, italo-americano piazzato dall’allora leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio.
Il provvedimento sarà inserito all’interno del decreto Sostegni bis e l’obiettivo del commissariamento è quello di allineare la sua governance a quella delle agenzie fiscali, con a capo un direttore e non più un presidente, ma soprattutto senza CdA e direttore generale.
A Parisi, come noto, era stata affidata la ‘macchina’ del Reddito di cittadinanza e dei navigator che avrebbe dovuto trovare lavoro a chi percepiva il Rdc, due ‘simboli’ per i pentastellati che però alla prova dei fatti hanno funzionato poco o niente: in particolare Parisi, professore del Mississippi, sconta il fallimento dell’operazione navigator e dell’incapacità dei 3mila “fortunati” di avere un ruolo nelle politiche attive del lavoro.
Un siluramento di cui si ‘chiacchiera’ da tempo e che pare ormai ad un passo. Ma Parisi, contattato da Repubblica, sembra cadere dalle nuvole. “Sono all’oscuro di tutto, nessuno mi ha avvertito”, spiega il prof italo-americano, che avverte: “Se però fosse vero, si tratta di una decisione politica grave”.
E a dispetto dei numeri che ad oggi parlano di un flop, Parisi rilancia: “Tra una settimana usciranno numeri favolosi sul Reddito di cittadinanza e sulle ricollocazioni”. In realtà nelle scorse settimane la nota periodica sul Reddito di cittadinanza pubblicata dall’Anpal mostrava numeri di ben altro tenore. L’Agenzia metteva nero su bianco come su una platea di un milione e 650 mila percettori di Reddito di cittadinanza, risultano solo 969 assegni di ricollocazione (pari allo 0,058%) di cui meno della metà attivati, 423 (lo 0,025%).
Ma l’uomo di Luigi Di Maio, che rivendica anche oggi di avere col ministro degli Esteri “un rapporto bellissimo, ci sentiamo regolarmente”, paga anche per l’inchiesta della Corte dei Conti sulle cosiddette “spese pazze”. I giudici stanno infatti indagando sulle nomine interne all’Agenzia, sugli aumenti di stipendio e quattro dirigenti di primo livello e sui 70mila euro spesi nel 2019 per voli in business class (“perché soffro di mal di schiena”, si era giustificato Parisi, ndr), per fare avanti e indietro tra Italia e Stati Uniti.