Dicono che alle parlamentarie abbiano votato in 50mila, addirittura molti di più del 2018 quando parteciparono 39mila attivisti peraltro distribuiti in due giorni e non durante le vacanze estive ma in un brumoso gennaio. Sarà. Ma la vera novità non sono i numeri, la vera novità è il metodo. Questa volta “Uno vale Uno” non vale più.

Al contrario l’ex premier Giuseppe Conte si è presentato con il suo listino bloccato, la truppa di fedelissimi, come un politico qualsiasi, come uno di quei politici contro cui il Movimento Cinque Stelle aveva consolidato il proprio successo. Quell’epoca è finita. I Cinque stelle, che erano nati per rimettere in piedi la democrazia e la rappresentanza, non ci sono più. Quella stagione è finita, archiviata definitivamente dal listino bloccato. Ma sono tante le priorità, con cui i Cinque stelle diventarono in quel 2018 il primo partito, che sono state archiviate, messe definitivamente nel cassetto.

Del resto i numeri parlano chiaro: Conte spera di ottenere una percentuale a due cifre, intorno quindi al 10 per cento. Cifra plausibile, ma molto lontana da quell’oltre 30 per cento che fece dei grillini il primo partito d’Italia, il partito che proprio con Conte è stato protagonista di due governi. E mentre governava, il consenso scendeva. Resta lo zoccolo duro di chi continua a crederci, di chi nonostante tutte le batoste, le delusioni, le scissioni, le critiche feroci dei big del 2018 continua a riconoscersi nel progetto, anche se non è chiarissimo quale sia. Ma è uno zoccolo appunto, che per quanto duro non raggiunge il 10 per cento.

Come mai allora tutti pensano che quello sia il risultato più probabile? I conti sono presto fatti. Si parte dal milione e seicento mila persone che ricevono il reddito di cittadinanza e che hanno tutte le ragioni di aver paura di perderlo. Da mesi questa legge è diventata oggetto di critiche, duri attacchi, raccolta firme. Ma è una misura che ha salvato molte persone dall’indigenza, che ha arginato il malessere sociale, che ha dato una speranza a chi lo riceve e alle persone che di conseguenza ne godono, circa 3 milioni. Prevedendo che circa 30 milioni andranno alle urne, si raggiunge il famoso 10 per cento.

Il reddito può essere migliorato, deve essere migliorato. Ma minacciare di cancellarlo come fa il centrodestra in nome di una Flat tax che toglie ai poveri per dare ai ricchi è veramente insensato. L’autunno si preannuncia difficile, le diseguaglianze aumenteranno e saranno le persone che hanno maggiore difficoltà a dover pagare il prezzo più alto. Una cosa è pensare di rilanciare l’economia, di sviluppare piani per il lavoro, un’altra cosa – folle – è pensare di cassare il reddito di cittadinanza. Lo aveva detto anche Mario Draghi: va migliorato, non abolito. Invece sembra esserci un accanimento feroce contro questa misura, che consente una vita almeno dignitosa alle tante persone in difficoltà. Invece di attaccarla, va rilanciata, migliorata sull’esempio di tante esperienze europee. Invece no. Tutti o quasi contro. Un bel regalo fatto ai Cinque stelle!

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