Gli scontri negli Stati Uniti
Minneapolis in fiamme per George Floyd, brucia il commissariato. Trump: “Con i saccheggi iniziamo a sparare”
I manifestanti che protestano in seguito all’uccisione di George Floyd da parte della polizia durante un controllo, hanno dato alle fiamme una stazione di polizia di Minneapolis e gli agenti sono stati costretti ad abbandonarla. Manifestazioni di rabbia si sono scatenate in varie città degli Stati Uniti sulla morte di Floyd, un uomo di colore ammanettato che è morto dopo che un ufficiale di polizia gli ha tenuto premuto il ginocchio sul collo mentre era a terra.
Un portavoce della polizia ha confermato che il personale ha evacuato la stazione, al centro delle proteste, “nell’interesse della sicurezza del nostro personale”, poco dopo le 22. In un video si vedono i manifestanti che entrano nell’edificio, mentre gli allarmi antincendio suonano.
Le proteste sono scoppiate martedì, un giorno dopo la morte di Floyd, che in un video si vede supplicare mentre l’agente Derek Chauvin preme il ginocchio contro di lui. Col passare dei minuti, Floyd smette lentamente di parlare e muoversi.
Sui muri di Minneapolis e di altre città sono comparse scritte con le parole ‘I can’t breathe‘ (non riesco a respirare), frase che diventò un macabro slogan dopo che Eric Garner nel 2014 lo ripeté prima di morire soffocato dalla stretta al collo infertagli da un poliziotto. Nello stesso anno era stato ucciso dalla polizia anche il 18enne Michael Brown a Ferguson, scatenando altre violente proteste. A dare forza al movimento è stata anche la presa di posizione di alcune celebrità, come il fuoriclasse dell’Nba Lebron James che si è allenato con una maglietta con la scritta ‘I can’t breathe’, o il regista Spike Lee che ha condiviso vari post di denuncia.
Il governatore del Minnesota Tim Walz ha attivato la Guardia Nazionale su richiesta del sindaco di Minneapolis, ma non è stato immediatamente chiaro quando e dove sarà schierata la Guardia: è però scattata l’attivazione di oltre 500 uomini nell’area metropolitana.
IL TWEET DI TRUMP ‘CENSURATO’ – Sulla vicenda è intervenuto via Twitter anche il presidente Donald Trump. “Non posso stare indietro e guardare quanto accade in una grande città americana, Minneapolis. Una totale mancanza di leadership. O il debole sindaco della sinistra radicale, Jacob Frey, si mette in azione e mette sotto controllo la città, oppure invierò la Guardia Nazionale e farò il lavoro giusto. Questi teppisti disonorano il ricordo di George Floyd e non lascerò che ciò accada. Ho appena parlato con il governatore Tim Walz e gli ho detto che i militari sono con lui fino in fondo. Qualsiasi difficoltà e assumeremo il controllo ma, quando inizia il saccheggio, inizia la sparatoria“.
Un tweet parzialmente oscurato dallo stesso social dopo alcune ore perché “viola gli standard sull’esaltazione della violenza“. Il messaggio rimane comunque visibile, mentre sullo scontro c’è la battalgia tra il tycoon e il social accusato di “attivismo politico”.
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