Nicola Sarpa aveva solo 24 anni quando un proiettile vagante lo uccise durante la notte di Capodanno del 2009. Il colpo era partito dalla pistola impugnata da Emanuela Terracciano, allora 23enne, figlia di Salvatore ‘o nirone, uno dei boss dei Quartieri Spagnoli. Il processo fu celebrato e Terracciano condannata in via definitiva. Undici anni dopo arriva la beffa: alla famiglia di Nicola Sarpa l’Agenzia delle Entrate consegna la cartella esattoriale. La famiglia deve pagare le spese processuali perché chi ha ucciso Nicola risulta nullatenente.

“Non vedo perché io debba pagare la parte di chi ha ammazzato mio fratello. Mi sembra una cosa ingiusta, inaudita, non so quale aggettivo usare”, dice Valentina, sorella di Nicola, che non trova pace. L’Agenzia delle Entrate chiede perentoriamente alla famiglia Sarpa il pagamento di 18.600,89 euro. La “colpa” di questa famiglia, difesa dagli avvocati Angelo e Sergio Pisani, è di essersi costituita parte civile nel processo contro Emanuela Tarracciano, condannata al risarcimento ma di fatto nullatenente.

L’avviso di pagamento è arrivato durante il lockdown. “Subito chiesi informazioni all’Agenzia delle Entrate ma mi dissero che stavano lavorando in smart working e quindi non potevano fare nulla per me – racconta Valentina – Noi questi soldi non li abbiamo. Questa cartella da ventimila euro non posso e non voglio pagarla. Lo Stato dovrebbe tutelarci non darci la caccia. Siamo vittime non carnefici”.

“Per la giustizia italiana – precisa l’avvocato Pisani – a pagare spese e tasse processuali deve essere questa sfortunata famiglia della vittima innocente uccisa dalla criminalità. Ma ai familiari della vittima oltre al danno irreparabile della morte del figlio anche la beffa di dover pagare spese e tasse di registrazione con il pericolo di perdere ogni altro bene a seguito espropriazioni esattoriali”.

La famiglia Sarpa per dieci anni ha combattuto con grandi sacrifici e dignità grazie al gratuito patrocinio dello Stato, per il recupero delle tasse e sanzioni delle cause intentate per la punizione dell’assassino della giovane vittima innocente. Emanuela Terracciano, condannata in via definitiva dalla Cassazione ad 8 anni di reclusione ed anche a risarcire i danni, ha scontato la sua pena ma risulta nullatenente. “Nemmeno il risarcimento vedremo mai”, si sfoga Valentina.

Valentina chiede che la cartella sia annullata. “Non parlo solo per me ma per tutte le famiglie di vittime innocenti – continua – Chi più si costituirà parte civile sapendo che lo Stato poi ti recapita il conto a casa? Se le spese devono ricadere sui familiari delle vittime nessuno più cercherà di avere giustizia”.

E lancia un appello al Presidente della repubblica Sergio Mattarella affinchè venga eliminata la cartella. “Non abbiamo mai chiesto nulla – dice – però non vogliamo nemmeno dare soldi che non dobbiamo pagare noi. Ci sentiamo in diritto di non pagare questi 20mila euro che lo Stato ci chiede”. La famiglia Sarpa non ha mai ricevuto scuse da nessuno, gli resta solo un grande dolore e il vuoto della perdita del loro caro Nicola. E a breve potrebbe partire il pignoramento della loro casa. “Non so come andrà a finire: forse io, mia mamma e i miei figli andremo a dormire nella sede dell’Agenzia delle Entrate”.

Avatar photo

Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.