“Mio marito dimenticato in isolamento da 54 giorni, fate qualcosa”, la disperazione di Anna

Non si dà pace Anna Portente, moglie di Luigi Terracciano, napoletano di 54 anni detenuto da 3 anni nel carcere San Donato di Pescara. “È in isolamento da 54 giorni e non sappiamo il perché”, dice.

La donna spiega che il marito deve scontare ancora 4 anni e mezzo di carcere. È stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico per un’ernia bilaterale il 27 gennaio 2021. “Rischiava di strozzarsi – racconta Anna – Era in lista d’attesa già dal settembre 2018. Il 27 gennaio 2021 è stato portato all’ospedale di Popoli per l’operazione dopo varie pressioni da parte nostra. È stata un’operazione durata 4 ore. Il 29 gennaio poi ha firmato le dimissioni per tornare in carcere: lo ha fatto subito perché temeva che dall’ospedale non mi avrebbero fatto sapere nulla e io sarei stata in ansia. Solo così avrebbe potuto dirmi che l’operazione era andata bene. Dal 29 di gennaio che è rientrato in carcere è in isolamento, prima per i 15 giorni di quarantena e poi è rimasto lì, dimenticato da tutti”.

Anna spiega che dopo l’isolamento sanitario è stato stesso Luigi a richiedere il divieto di incontro per non avere problemi con altri detenuti con cui c’era una lite in atto. E invoca il Rapporto Generale del Consiglio D’Europa in materia di isolamento. “L’isolamento può avere effetti estremamente dannosi per la salute psichica, somatica e per il benessere sociale delle persone che vi sono sottoposte – si legge nel documento – Il CTP ritiene che dovrebbero essere tentate in primo luogo tutte le alternative, in particolare il trasferimento in un altro istituto penitenziario del detenuto con esigenza di tutela”.

Un trasferimento che è stato chiesto ma non ancora ottenuto e intanto Luigi Terracciano continua a stare in isolamento. “Mio marito ha iniziato anche uno sciopero della fame e della sete e rifiuto della terapia per il diabete per più di 20 giorni ma non è stato calcolato da nessuno e nemmeno gli hanno chiesto perché lo stava facendo. Sono stata io a supplicarlo di smetterla visto che non serviva a nulla, metteva solo a rischio la sua vita”.

Affetto da diabete mellito di tipo 2, avrebbe bisogno di fare movimento e controlli specialistici che per quanto racconta a sua moglie nelle poche videochiamate consentite non avvengono. “È libero di passeggiare solo nel corridoio solo se non ci sono altri detenuti con i quali potrebbe azzuffarsi altrimenti sta chiuso in cella. È successo anche per 10 giorni consecutivi che non uscisse dalla cella”, continua Anna.

Secondo quanto gli racconta suo marito non sarebbe monitorato adeguatamente perché il personale in quel carcere sarebbe in sottorganico. “Dovrebbero misurargli la glicemia 3 volte al giorno, gli viene fatto solo la sera ma non sempre – continua Anna – Non ha alcun tipo di socialità e praticamente non può fare nulla dalla mattina alla sera. In Italia sappiamo che l’articolo 27 (“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, ndr) è un miraggio ma in questa situazione è ancora peggio. Gli è negato ogni diritto alla socialità. Dovrebbe essere trasferito nell’immediato, cosa che non avviene a causa del Covid. L’isolamento non potrebbe comunque essere protratto e a oggi sono 54 giorni che sta solo lui”.

“Tutti i giorni il nostro avvocato chiede spiegazioni via Pec al carcere ma non ha risposte – conclude Anna – Al telefono gli hanno detto che se vuole un appuntamento con la direttrice deve recarsi a Pescara. In piena pandemia dovrebbe arrivare fin lì per sapere le condizioni di mio marito e perché sta ancora in isolamento? Perché non possono rispondere tramite Pec?”. Intanto Anna attende di sapere perché al marito viene riservato questo trattamento.