Si è sciolto: si è ripetuto, “Faccia Gialla” ha agito, il prodigio si è replicato. Alle ore 10:56. Si è sciolto il sangue di San Gennaro a Napoli in una delle tre date in cui l’ampolla viene esposta alla venerazione dei fedeli durante l’anno. Il rito è sempre lo stesso: si prega, si preleva l’ampolla, il sangue si scioglie o meno, seguono applausi o meno, buona fortuna o oscuri presagi per tutta la comunità a seconda del risultato. Questa mattina l’ovazione. Lo scorso 26 novembre al museo diocesano di Napoli le autorità politiche e religiose della città hanno candidato ufficialmente il culto del Santo a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco.

“San Gennaro è simbolo della tradizione partenopea, è un’entità che in tutto il mondo viene ascoltata, per questo mettiamo massima attenzione alla candidatura per l’inserimento nel patrimonio dell’Unesco”, aveva commentato nell’occasione il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Per l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia “nel simbolo del suo sangue i napoletani hanno visto negli anni il proprio sangue speso per una lotta di società giusta ed equa, un sangue sparso contro le barbarie e la criminalità organizzata. Per questo chi dice San Gennaro dice Napoli”. La candidatura riporta la dicitura “Culto e devozione di San Gennaro a Napoli e nel mondo” ed era partita da curia e associazione e comitati. La sua approvazione sarebbe il coronamento di un culto molto peculiare e per certi versi pop.

Come funziona il miracolo di San Gennaro

Quello di San Gennaro è un prodigio noto ben oltre Napoli, in tutto il mondo, e anche molto pop, che va ben al di là della religione. E si svolge sempre nello stesso modo. Il sangue è contenuto in una grande ampolla gestita dalla Deputazione della Cappella del tesoro di San Gennaro costituita nel 1601 e formata dal sindaco di Napoli e i discendenti di tutte le principali famiglie nobiliari napoletane. La sostanza si trova in uno dei due contenitori di vetro, appare solida e di un rosso molto scuro. A scuoterla e capovolgerla è l’arcivescovo di Napoli. L’ampolla viene infine mostrata ai fedeli. La liquefazione è segno di buon auspicio. I politici baciano l’ampolla.

Le cosiddette “parenti” sono sempre in prima fila: signore che secondo la tradizione sarebbero dirette discendenti di San Gennaro che con una certa familiarità chiamano il Santo “Faccia Gialla” per via del colore del busto che lo raffigura presente nella cappella omonima e che contiene il teschio attribuito. Le “parenti” pregano, spesso anche a voce alta, in alcuni casi gridano, in pratica esigono il miracolo. Rappresentano anche queste il culto in qualche maniera familiare, si potrebbe dire confidenziale – esemplificato al meglio in un noto ed esilarante sketch de La Smorfia con Massimo Troisi e Lello Arena – del popolo con il protettore.

Chi era San Gennaro

San Gennaro secondo la tradizione nacque nel II secolo dopo Cristo, divenne Vescovo di Benevento in un’epoca di persecuzioni a danno dei cristiani. Sulla sua vita ci sono poche informazioni, tramandate per lo più in forma orale. Non esistono prove della venerazione precedenti al XIV secolo. La prima attestazione della liquefazione risale al 1389. Per il suo proselitismo Gennaro fu condannato a morte. La prima sentenza rappresenta un primo prodigio: quando il Santo venne portato nell’anfiteatro di Pozzuoli per farlo sbranare vivo da animali feroci, questi si ammansirono e si inchinarono miracolosamente al suo cospetto. Gennaro non ebbe scampo invece con la decapitazione.

Secondo la tradizione una donna di nome Eusebia raccolse un po’ del sangue e nel paesino di Antignano incontrò un vescovo e gli consegnò le ampolline in cui aveva conservato il liquido. Il prelato portava con sé, verso Napoli, la testa del Santo prelevata dal primo luogo di sepoltura di questi, l’Agro Marciano. Alla vicinanza con quell’altra reliquia il sangue si sciolse e tornò rosso. Questa la nascita della leggenda del Tesoro di San Gennaro. Presso il Duomo di Napoli infine, come spiegato nel libro San Gennaro. Viaggio nell’identità napoletana, venne portato anche il corpo decapitato. La testa e le ampolle non sono state mai divise.

Da quando il Concilio Vaticano II ha attenuato i culti più folkloristici San Gennaro è stato rimosso dal calendario ufficiale dei Santi. La sua memoria è facoltativa e lo scioglimento del sangue non è elevato al rango di miracolo ma a quello di “fatto prodigioso”. La venerazione è consentita ma non è riconosciuta. Come ha ricostruito Il Post in un lungo articolo ci sono almeno due ipotesi sul funzionamento del prodigio: “La prima è che la sostanza contenuta nell’ampolla abbia un basso punto di fusione, e che quindi si sciolga appena riscaldato; la seconda è che alla base del fenomeno ci sia una particolare proprietà che hanno certe sostanze di liquefarsi quando vengono agitate, la tissotropia”. La Chiesa cattolica e la deputazione non hanno comunque mai autorizzato esami scientifici sulla reliquia.

San Gennaro e Napoli

A Napoli San Gennaro si celebra tre volte all’anno nel Duomo nel Centro Storico della città, di fianco al museo diocesano. È sempre stato raccontato e tramandato come un costume che unisce la città e la comunità. La scrittrice Fabrizia Ramondino ha paragonato il miracolo di San Gennaro ai gol di Diego Armando Maradona, un altro idolo e icona della città: una ricostruzione dell’identità.

Il prodigio del 16 dicembre si rifà agli eventi del 16 dicembre del 1631, quando un’eruzione particolarmente potente del Vesuvio venne ammansita e fermata quando vennero esposte le reliquie di San Gennaro. Gli altri due appuntamenti si tengono il sabato precedente la prima domenica di maggio e il giorno della ricorrenza vera e propria il 19 settembre. L’istituzione laica della Deputazione di San Gennaro è stata fondata il 13 gennaio 1527 per un voto della città al patrono di Napoli e della Campania.

La proposta per la candidatura a patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO dovrà essere vagliata prima dal ministero della Cultura. La tradizione non si ferma nel capoluogo campano, si è estesa in tutto il mondo per via della massiccia emigrazione all’estero di abitanti napoletani nel Novecento. A New York il 19 settembre si tiene ogni anno una enorme festa nelle strade ma anche in Germania, Francia, Canada, Gran Bretagna, Spagna e Brasile.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.