Il responsabile della Mobilitazione Militare Parziale proclamata dal Presidente della Russia Vladimir Putin per la guerra in Ucraina è stato trovato morto impiccato. Si chiamava Roman Malyk e ad annunciare il suo decesso è stata l’amministrazione comunale della città di Partizank sul social network russo VKontakte. La polizia ha aperto un’inchiesta e sta indagando sulla possibilità di suicidio oltre che di omicidio.

Roman Malyk si occupava dei reclutamenti nella regione sudorientale del Territorio del Litorale, Primorsky Krai. Gli amici e la famiglia lo ricordano come “un uomo forte e coraggioso”, l’amministrazione comunale per la sua onestà. Il media Meduza ha riportato che il corpo di Malyk è stato trovato su un recinto con segni di suicidio. Il canale Telegram Mash ha riportato che il corpo di Malyk è stato trovato “vicino a una recinzione”. Già sorgono sui media e sui social occidentali dubbi sulla sorte di Malyk considerando anche la losca catena di suicidi che ha interessato oligarchi e dirigenti russi negli ultimi mesi.

Putin due giorni fa ad Astana, in Kazakistan, aveva dichiarato che 222mila russi dei 300mila previsti erano già stati richiamati. I mobilitati hanno ricevuto un primo addestramento di base di cinque, dieci giorni e un secondo di cinque, quindici giorni. Il Presidente russo aveva annunciato che la mobilitazione finirà entro due settimane circa e che non sono previste altre mobilitazioni visto che il ministero della Difesa non ha richiesto altre truppe.

La mobilitazione aveva causato dal suo annuncio la fuga di russi e proteste di parte della popolazione che dopo la primissima fase dell’invasione dell’Ucraina non si erano più viste così numerose. Ancora in questi giorni i media occidentali riportano storie di persone che scappano dalla Russia per non incorrere nell’arruolamento. Il canale americano Nbc, per esempio, racconta che 23 cittadini russi in fuga hanno raggiunto la Corea del Sud su cinque barche e solo a due è stato concesso l’ingresso.

Per quanto riguarda la mobilitazione parziale nei giorni scorsi era stata annunciata la morte nella Regione di Chelyabinsk, alle pendici degli Urali, di cinque soldati mobilitati provenienti da un unico commissariato militare e di altri quattro erano dalla Regione di Krasnoyarsk, in Siberia centrale. Per il Guardian altri 14 sono morti prima di raggiungere il fronte, chi per suicidio, chi per attacchi di cuore o altri malori.

Il ministero della Difesa russo ha intanto confermato l’uccisione di undici soldati in una sparatoria in un campo di addestramento nella Regione di Belgorod, nel sudovest della Russia. Il dicastero ha parlato di “un attacco terroristico” nel quale i due uomini che hanno aperto il fuoco provenivano da “una nazione ex- sovietica”. Avrebbero cominciato a sparare contro i soldati durante un’esercitazione di tiro. Non è stato chiarito se i due fossero anche loro soldati.

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