Le proteste e il documento
Moldavia bomba a orologeria, Mosca smentisce il piano 2030 per l’annessione: “Falso, a Chisinau bacillo russofobico”
Dal Cremlino negano tutto: non esiste nessun piano per destabilizzare e porre sotto la propria sfera di influenza la Moldavia, così come avanzato dal lavoro giornalistico di un consorzio di media tra cui Suddeutsche Zeitung, Yahoo News, The Dossier Centre dell’ex oligarca russo oggi oppositore Mikhail Khodorkovsky, Rise Moldova e media estoni, ucraini, bielorussi, tedeschi, americani e polacchi. Niente di tutto ciò, spiega il il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha espresso il rammarico di Mosca per “i pregiudizi completamente ingiustificati e infondati dell’attuale leadership moldava verso Mosca” e ipotizza che le autorità di Chisinau siano “probabilmente colpite dall’infezione russofobica, un bacillo”.
Bacillo che si è diffuso perché la Russia fa paura: da quando il 24 febbraio del 2022 è partita l’invasione ai danni dell’Ucraina che ha portato alla guerra ancora in corso, Finlandia e Svezia hanno intrapreso il loro percorso per entrare nella NATO, le ultime proteste in Georgia contro la legge sulle ong “agenti stranieri” hanno fatto emergere sentimenti più europeisti che putiniani, in Moldavia il governo di Maia Sandu ha lanciato allarmi su un possibile piano russo per sovvertire l’ordine democratico e organizzare un colpo di stato.
Da settimane ormai la Moldavia vive in uno stato di allerta. La polizia di frontiera ha bloccato ai confini mercenari russi della Wagner, in piazza continuano le proteste contro il governo filo-europeista, falsi allarmi bomba sono scattati e i voli sono stato bloccati per almeno due ore. Il partito filo-russo Shor organizza da giorni proteste in piazza contro il governo e la presidente Sandu. I manifestanti hanno bloccato strade anche fuori la capitale e si sono scontrati con la polizia. A inizio marzo il Parlamento ha approvato in prima lettura il disegno di legge per rendere la lingua romena lingua di Stato. Più della metà dei due milioni di abitanti parla russo, molti certificati sono ancora bilingui. La tensione è altissima in Transnistria, l’enclave separatista filorussa che dal 1992 mantiene una nostalgia sovietica e circa duemila soldati russi e magazzini con armi, dove i media locali hanno rilanciato settimane fa la notizia di un attentato ai danni del presidente.
La notizia del presunto e fantomatico Piano Moldavia 2030 era emersa ieri, diffusa da un consorzio di media e basata su un documento di strategia interna attribuito all’amministrazione presidenziale di Vladimir Putin elaborato nel 2021, la stessa Direzione presidenziale per la cooperazione transfrontaliera che ha prodotto una strategia simile sulla Bielorussia. L’obiettivo finale del piano sarebbe la “creazione di gruppi di influenza filo-russi stabili nelle élite politiche ed economiche moldave”.
L’iniziativa per la Moldavia – scrivono i media – si concentra sul contrastare i tentativi di attori esterni (in primis Stati Uniti, Unione Europea, Turchia e Ucraina) di interferire negli affari interni della Repubblica di Moldova, di rafforzare l’influenza della Nato e indebolire le posizioni della Federazione Russa. Secondo la fonte la strategia sarebbe stata redatta con il contributo dello Stato Maggiore russo e dei principali servizi di intelligence di Mosca: FSB, SVR e GRU. Il piano – che punterebbe a traguardi specifici a breve, medio e lungo termine – sarebbe diviso in tre diversi ambiti: quello che riguarda i settori politico, militare e della difesa; quello umanitario; quello del commercio e dell’economia.
Il piano avrebbe previsto l’adesione della Moldavia all’Unione economia eurasiatica e all’alleanza dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO), l’alleanza militare tra Mosca e altre cinque ex repubbliche sovietiche; oltre alla neutralizzazione di qualsiasi azione di Chisinau per espellere la presenza militare russa in Transnistria e il rafforzamento dei sentimenti filorussi e il contrasto dell’influenza culturale della Romania. Una strategia che verrebbe attuata tramite pressioni energetiche e la leva della Transnistria, media filorussi e organizzazioni pro-Mosca, più che con interventi militari.
“L’obiettivo non è di annettersi insidiosamente il Paese, ma di rafforzare l’influenza pro russa in Moldova, prima di tutto per impedire trend pro Ue e pro Nato. Il Cremlino vede la Moldova come un cuscinetto più che una parte dell’impero russo. Così come in Georgia, si tratta di piantare un segnale di stop diretto all’Occidente, impedendo con ogni mezzo l’ingresso nell’Ue o la Nato”, ha detto una fonte dell’intelligence di Chisinau al consorzio dei giornalisti.
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