La sentenza dopo la caduta dell'aggravante mafiosa
Mondo di mezzo, le condanne in Appello bis: 12 e 10 anni a Buzzi e Carminati. “Misure alternative per l’ex Nar”
Dodici anni e dieci mesi di carcere a Salvatore Buzzi, dieci a Massimo Carminati. Questa la sentenza nel processo di Appello bis al cosiddetto ‘Mondo di mezzo’ dopo che, nell’ottobre del 2019, la Cassazione ha fatto cadere tutte le accuse di mafia sugli imputati chiedendo un nuovo giudizio per rideterminare le pene. Una ventina gli imputati e tredici le posizioni per le quali si è proceduto con il ‘concordato della pena’: in particolare quelle di Riccardo Brugia, condannato a 6 anni, Fabrizio Franco Testa, condannato a 5 anni e mezzo, l’ex ad di Ama Franco Panzironi, condannato a 3 anni e mezzo, l’ex consigliere comunale Luca Gramazio condannato a 5 anni e 6 mesi. Poi Matteo Calvio a 5 anni e 7 mesi, Paolo Di Ninno a 3 anni 8 mesi e 10 giorni, Alessandra Garrone (moglie di Buzzi) a 2 anni 9 mesi e 10 giorni, Claudio Caldarelli a 4 anni e 5 mesi.
Pene più alte rispetto a quanto si aspettavano le difese dopo l’esclusione dell’aggravante mafiosa. “È stata una condanna molto più dura di quanto ci aspettavamo – commenta Buzzi lasciando il tribunale -, perché il giudice ha considerato più grave il reato di associazione a delinquere semplice. Il procuratore generale aveva chiesto 12 anni e 8 mesi. Faremo ricorso nuovamente in Cassazione. Ma è comunque meglio dei 18 anni dell’altra volta”.
“PENA ALTERNATIVE PER CARMINATI” – Cesare Placanica, difensore di Carminati, sottolinea che “con questa condanna, si è nei limiti per chiedere misure alternative al carcere” per l’ex Nar. Quest’ultimo, presente in aula, ha trascorso 5 anni e 7 mesi di carcere preventivo.
In aula al momento della lettura della sentenza era presenta la sindaca Virginia Raggi, sindaca di Roma, che ha sottolineato: “Mafia Capitale è stato uno dei capitoli più bui della storia della nostra capitale: sono stati calpestati i diritti dei cittadini e questo è stato riconosciuto”. “Io credo sia fondamentale il lavoro di ricostruzione che stiamo facendo – ha aggiunto la prima cittadina -. Un lavoro che parte dalla ricostruzione delle macerie, fatto di bilanci puliti e regolari, appalti legali e trasparenza. I cittadini romani meritano questo. E io lo so, sono scomoda perché porto avanti questo percorso. Però non si può assolutamente tornare indietro. Dobbiamo garantire a Roma queste condizioni di legalità, trasparenza e regolarità. Veramente i romani lo meritano”.
L’INCHIESTA – La maxi inchiesta portò tra fine 2014 e giugno 2015 a due ondate di arresti, coinvolgendo elementi di spicco della politica romana. L’inchiesta venne soprannominata ‘Mondo di mezzo’, partendo da una conversazione intercettata in cui Massimo Carminati spiegava a un altro indagato: “Ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo, un mondo in cui tutti si incontrano”. Nel ‘mondo di mezzo’, diceva Carminati, tutti possono fare affari e accordi con chi vogliono: colletti bianchi e politici del ‘mondo di sopra’ possono incontrare la ‘mala’ romana del ‘mondo di sotto’. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Carminati e Buzzi avrebbero messo un sodalizio capace di condizionare e accaparrare appalti e gare pubbliche bandite dalle amministrazioni locali, condizionando politica e aziende municipalizzate.
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