Il rating dell'agenzia
Monito di Moody’s all’Italia: “Attenti o vi declassiamo”
«Probabilmente declasseremmo i rating dell’Italia se dovessimo anticipare un significativo indebolimento delle prospettive di crescita di medio termine del Paese, probabilmente a causa della mancata attuazione delle riforme a favore della crescita, comprese quelle delineate nel Pnrr del Paese». È il monito lanciato al nuovo governo di destra-centro da Moody’s nella Credit Opinion aggiornata sul debito sovrano italiano.
Attualmente il rating dell’agenzia nei confronti dell’Italia è Bba3 con outlook negativo. Per Moody’s, sarebbero negativi per il rating «segnali di una probabile crescita del debito in modo significativo, sia a causa di un aumento dei costi degli interessi o di allentamento fiscale materiale. Politiche fiscali e/o economiche che indeboliscono il sentiment del mercato e l’aumento dei livelli di indebitamento nel medio termine porterebbe anche a pressioni al ribasso dei rating».
Moody’s vede il rischio che «l’ambiente politico ostacoli l’attuazione delle riforme strutturali; che le limitate forniture di energia indeboliscano le prospettive economiche; e che la forza fiscale si indebolisca». La coalizione di destra «dovrebbe tentare di rinegoziare alcuni aspetti del Pnrr , ciò probabilmente ritarderà la sua attuazione, esercitando una pressione al ribasso sulla spesa per investimenti quando l’inflazione elevata ei rischi per l’approvvigionamento energetico stanno già pesando sull’attività economica» si legge nel report.
L’Italia vanta un’economia di grandi dimensioni, una elevata ricchezza delle famiglie, un basso indebitamento del settore privato e diversificazione economica ma di contro un debole potenziale di crescita e livelli elevati di debito pubblico, commenta Moody’s. E osserva che «le condizioni di finanziamento più restrittive, inflazione elevata, rischi per le forniture di energia dalla Russia e un contesto politico più complesso stanno pesando sulle prospettive di crescita dell’Italia e sulla dinamica del debito».
© Riproduzione riservata