Morire di pena, magistratura e politica decretano la morte di Cospito: “Campagna contro 41bis a oltranza”

Si è svolta sabato mattina 25 febbraio, all’Istituto per gli studi filosofici di Napoli, la presentazione della campagna Morire di pena. Per l’abolizione di ergastolo e 41bis. Una iniziativa che doveva essere di lancio della piattaforma – parallela a un’altra svoltasi a Roma il 7 febbraio scorso e a quelle che si svolgeranno a breve a Torino e a Milano – ma che è diventata inevitabilmente, alla luce dei recentissimi accadimenti, un momento di riflessione rispetto allo scenario con cui la rete di attivisti e attiviste, giuristi, intellettuali, personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo deve fare i conti in questo complesso percorso.

È notizia di venerdì pomeriggio, infatti, il rigetto da parte della Corte di Cassazione del ricorso con cui la difesa di Alfredo Cospito chiedeva la revoca del regime di 41bis per il detenuto anarchico, in sciopero della fame da oltre quattro mesi, per protesta non solo contro l’applicazione del provvedimento al suo singolo caso, ma contro l’esistenza stessa del cosiddetto “carcere duro” e dell’ergastolo ostativo.

Una battaglia che la piattaforma ha rilanciato a partire dallo scorso gennaio, pubblicando un documento sottoscritto da circa cinquecento persone e trecento gruppi e associazioni, e attivandosi per sensibilizzare l’opinione pubblica e rivendicare l’abolizione di questi due istituti: il primo, considerato anche da varie istituzioni internazionali come torturatorio e lesivo della dignità umana; il secondo, contrario persino ai dettami costituzionali, che stabiliscono il reinserimento nel consesso sociale come l’unico fine della pena, che quindi non può essere “a vita”.

«L’iniziativa – spiega Riccardo Rosa, del comitato promotore della piattaforma – era organizzata da tempo, ma è arrivata proprio nei giorni in cui la Cassazione si è presa la responsabilità, dopo che già il ministro Nordio si era mosso chiaramente su queste coordinate, di decretare la morte di Cospito: un tragico epilogo che si avvicina irrimediabilmente se, come pare, il detenuto continuerà il suo sciopero della fame. La battaglia di Cospito sta facendo emergere le fragilità e le contraddizioni che i poteri dello Stato si portano dietro su questi temi: l’indisponibilità a scavalcare gli ostacoli normativi da parte della magistratura, l’ottusità della politica che si rifiuta di prendere atto di questa barbarie, le barricate di chi utilizza lo spauracchio di “nemici pubblici”, come la mafia e gli anarchici, per giustificare pratiche di tortura e annientamento che niente hanno a che vedere con lo Stato di diritto».

All’iniziativa napoletana hanno partecipato, tra gli altri, la direttrice dell’associazione A Buon Diritto Valentina Calderone, l’attrice India Santella, che ha letto alcune lettere dall’ergastolo di Luigi Settembrini, e lo scrittore Maurizio Braucci, che ha riflettuto sulla dirompenza, anche simbolica, della battaglia di Cospito: «L’autonarrazione è una pratica estremamente difficile per chi vive in una situazione di reclusione o di attesa della morte: accade con i detenuti e accade per esempio anche con i malati terminali. Lo sciopero della fame di Cospito è il tentativo di sottrarre il corpo al circolo vizioso e all’annichilimento, di rompere la gabbia ed è al contempo un seme gettato perché si apra un dibattito reale sul necessario superamento dell’ergastolo e del 41bis».

Tra i “tecnici”, gli interventi degli avvocati Caterina Calia, Bruno Larosa e Domenico Ciruzzi, già vicepresidente dell’Unione delle Camere penali italiane: «Il percorso di Morire di pena – ha spiegato quest’ultimo – è un percorso fondamentale, e l’intervento della società civile, che chiede con forza l’abolizione di questi due istituti, ci fa pensare che qualcosa si è mosso, e che la battaglia si può vincere. Ora però tocca alla politica: non può essere la magistratura a prendere queste decisioni, ci vuole una presa di responsabilità e un’azione concreta per il superamento di questa vergogna».

Sulla gestione prettamente politica del caso Cospito, il comitato ha rilasciato un comunicato, denunciando come la decisione della Cassazione abbia ignorato i pareri favorevoli alla revoca del 41bis per il detenuto rilasciati dalla Procura antimafia e antiterrorismo, dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino e del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: «Sulla pelle di Cospito – spiega la nota – si sta giocando una pericolosissima partita, che può avere come risultato la creazione di una tensione capace di giustificare interventi “eccezionali”; su un più largo respiro, tuttavia, questi posizionamenti così inutilmente intransigenti sono legati alla ferma indisponibilità da parte della politica e di una parte della magistratura a mettere in discussione la barbarie del 41bis».

Le prossima iniziative della piattaforma sono previste a Torino (domani) e per fine marzo a Milano, con la partecipazione, tra gli altri, di Gherardo Colombo, Gad Lerner e Daria Bignardi. «Se la campagna per abolire ergastolo e 41bis andrà avanti a oltranza – spiegano gli organizzatori – per salvare la vita di Alfredo, invece, potrebbe essere troppo tardi».