L'indagine sull'ex guru dei social
Morisi e Salvini: dai “venditori di morte” ai ‘compagni che sbagliano’
Chi l’avrebbe mai detto che Matteo Salvini, a modo suo, avrebbe rispolverato il celebre “compagni che sbagliano”? Il leader della Lega ha utilizzato i social network per commentare la notizia dell’indagine a carico di Luca Morisi, il suo fidato ex guru dei social e creatore della ‘Bestia’, la macchina della propaganda leghista che ha permesso allo stesso Salvini di dominare la scena social tra i politici italiani.
Morisi, come noto , è indagato dalla Procura di Verona con l’ipotesi di aver ceduto dosi di droga. Una inchiesta nata dopo il fermo a metà di agosto di tre giovani, che nascondevano in auto un flacone di droga liquida. Secondo la versione ‘ufficiale’ sono i tre ad accusare Morisi avergliela ceduta, anche se il sospetto è che lo stesso ex guru social di Salvini fosse sotto osservazione già da tempo.
I carabinieri quindi eseguono una perquisizione presso la cascina di Morisi a Belfiore, in provincia di Verona, dove trovano alcune dosi di droga, anche se non è chiaro il tipo o il quantitativo.
Morisi, travolto dalla notizia, rilascia una nota in cui ribadisce di non aver commesso alcun reato “ma a vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo: chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega“. Una vicenda che per Morisi arriva “in un momento molto doloroso della mia vita, rivela fragilità esistenziali irrisolte a cui ho la necessità di dedicare tutto il tempo possibile nel prossimo futuro, contando sul sostegno e sull’affetto delle persone che mi sono più vicine”
Problemi giudiziari che arrivano pochi giorni dopo il suo addio a manager social di Salvini, che aveva motivato per “questioni personali, non c’è un problema politico ma ho solo bisogno di staccare per un po’”, facendo filtrare anche possibili incomprensioni politiche con Salvini e col gruppo dirigente leghista.
Salvini dunque interviene sulla vicenda prendendo le difese del suo ormai ex guru social, con parole che però suonano quantomeno incoerenti. “Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Amicizia e lealtà per me sono la Vita”, scrive l’ex ministro dell’Interno pubblicando una foto assieme a Morisi, corredata con un “Ti voglio amico mio, su di me potrai contare. Sempre”.
Eppure, come detto, qualcosa non torna. Morisi è solamente indagato, non esiste ancora un processo e in tal caso resterebbe innocente fino a sentenza definitiva, ma Salvini dimentica che l’ipotesi di accusa è quella di aver ceduto droga ad altri. Insomma, Morisi ha sicuramente fatto male più ad altri che a sé stesso.
Ancora Salvini dimentica una seconda lezione, che né lui né Morisi hanno imparato dopo anni di caccia al piccolo pusher, dopo aver contribuito fortemente ad un clima politico tossico sul tema delle droghe: “A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro… che ti epura“, diceva Pietro Nenni, leader storico del Partito Socialista Italiano. Si può solo immaginare se, al posto di Morisi, ci fosse stato il capo della comunicazione del PD o del Movimento 5 Stelle o un semplice immigrato cosa avrebbe scatenato la ‘macchina da guerra social’ di Salvini-Lega.
Ma di Salvini si ricordano anche le furiose battaglie contro lo spaccio, quando il leader del Carroccio auspicava “pene raddoppiate e chi spaccia va in galera” o “togliere dalle strade coloro che campano spacciando, i venditori di morte li voglio vedere sparire dalla faccia della terra”. Un tema su cui l’improvviso garantismo di Salvini, ora promotore con la Lega del referendum sulla giustizia, non ha mai trovato spazio.
Impossibile quindi non citare l’ormai ‘celebre’ citofonata avvenuta durante la campagna elettorale per le Regionali in Emilia Romagna. Nel gennaio 2020 Salvini si fece riprendere dai giornalisti mentre citofonava ad una famiglia tunisina residente nella periferia di Bologna, al Pilastro, con tanto di interrogatorio filodiffuso. “Lei spaccia?“, chiedeva Salvini in uno show elettorale che gli costò una denuncia per diffamazione (con assoluzione).
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