Addio al mantra grillino contro la ‘Kasta’. È lo strano caso del senatore Nicola Morra, l’ex grillino ‘duro e puro’ espulso dal partito pentastellato dopo il suo no nel voto di fiducia al governo di Mario Draghi. 

Morra, numero uno della Commissione Antimafia e grande alfiere del partito dei pm, da presidente della Commissione seguendo “l’ideale grillino” aveva rinunciato all’epoca della nomina all’indennità prevista per l’incarico.

Oggi però, come scrive Il Fatto Quotidiano, giornale che di certo non può essere considerato ostile allo stesso Morra, fa marcia indietro. Morra ha scritto alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati per chiedere il ripristino dell’indennità.

Non solo. Il senatore genovese di nascita e calabrese d’adozione rivendica anche gli arretrati, con la corresponsione quindi delle indennità non percepite da quando, nel novembre 2018, presiede la  Commissione antimafia. 

Si tratta, a conti fatti, di circa 1300 euro netti in più al mese: l’ammontare totale a cui ha rinunciato l’ormai ex senatore grillino, è quindi di circa 50mila euro. 

Una richiesta, quella inoltrata alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, che ha lasciato tutti di stucco, fa sapere Il Fatto Quotidiano. Il motivo è comprensibile: Morra aveva sempre rivendicato la ‘diversità’ del Movimento 5 Stelle dagli altri partiti per quanto riguarda i costi della politica.

LA RISPOSTA DI MORRA – All’articolo del Fatto, Morra risponde quindi su Facebook ‘ricostruendo’ il perché della richiesta al Senato dell’indennità. 

L’ex 5 Stelle spiega che, dopo aver rinunciato a quei 1300 euro e alla parte di stipendio da senatore che secondo le regole M5S doveva restituire al partito, con le restanti risorse “ci pagavo i miei collaboratori, un numero esiguo ora ridotto a due”. Movimento che lo aiutava “prestandomi una figura professionale, part-time, da dividere con altri colleghi che avevano impegni di governo. Un addetto stampa”.

Dunque, continua Morra, “come Presidenza della Commissione Antimafia, avevamo un solo giornalista addetto stampa part-time e impegnato, giustamente, nelle attività del Movimento che lo metteva a disposizione, nei limiti del possibile. Avevo infatti chiesto – e lo possono confermare – ai capigruppo del M5S in Senato, Stefano Patuanelli prima e Gianluca Perilli dopo – di poter avere una figura professionale dedicata, come addetto stampa del presidente della Commissione Antimafia e della Commissione stessa, mettendo a disposizione del M5S l’indennità, da presidente appunto, di €1300. Non è stato possibile. Siamo andati avanti in quel modo”.

Senza un gruppo politico da cui ‘attingere’ figure professionali (dopo la cacciata dal gruppo) e dovendo assumere un addetto stampa che potesse comunicare all’esterno il lavoro della Commissione Antimafia e le attività del presidente, Morra spiega che di aver quindi chiesto “di poter avere l’indennità che mi spetta, in modo da poterci pagare un lavoratore, un giornalista addetto stampa che comunicasse il lavoro fatto”. “E così, di conseguenza, forse i cittadini potranno tornare a conoscere un po’ di più il lavoro della Commissione Antimafia. A meno che – conclude Morra – non si voglia credere che non ce ne sia necessità”.

Una risposta che non toglie però un dubbio: se l’indennità mensile serve a pagare un addetto stampa per rendere note le attività della Commissione e del suo presidente, gli arretrati chiesta da Morra a cosa sono destinati?

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.