La solidarietà
Morte a Mihajlovic perché tifa Salvini, sardine contro gogna social: “Rispetto per Sinisa”

“Tifo per Matteo Salvini e spero che possa vincere in Emilia-Romagna con Lucia Borgonzoni“. Con queste parole l’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic in un’intervista al Resto del Carlino dimostra il suo appoggio al leader leghista. Il tecnico serbo non ha mai nascosto le sue simpatie per la destra, anche estrema. Di Ratko Mladić, generale serbo accusato di genocidio nell’ambito della guerra in Bosnia, disse: “Mladic? Un grande guerriero che combatte per il suo popolo”. Anche sul campo sono stati diversi i suoi comportamenti da censura. Durante la partita Lazio-Arsenal del 17 ottobre 2000 insultò, definendolo per sua stessa ammissione “nero di merda”, il calciatore francese di origine senegalese Patrick Vieira.
Questo però ha suscitato molte reazioni, soprattutto negative, sul web e sui social. Se dopo la pubblicazione dell’intervista sono arrivati i ringraziamenti del leader della Lega e della candidata Lucia Borgonzoni, non sono mancati al contrario commenti offensivi. Molti hanno fatto riferimento alla sua malattia augurandogli addirittura la morte: “Speriamo muoia entro domenica. Fatti curare da Casapound. Sei un fascista. Laziale. Ti davano dello zingaro e te lo sei scordato e quindi non mi sorprende che tu abbia fatto propaganda per Salvini. Ai bolognesi tifosi però dispiace. Se ti levi dalle palle a me sta bene“, scrive un utente.
LE REAZIONI – Nella giornata di ieri infatti il trend topic che ha spopolato sui social è stato sicuramente l’hashtag riguardante Mihajlovic. La rete si è divisa tra i tifosi bolognesi e le persone esterne alla squadra e alla città di Bologna che hanno sputato veleno sull’allenatore. In questo senso, molti seguaci rossoblù si sono buttati alle spalle l’endorsement di Sinisa e chiedono solo la vittoria a Ferrara con la Spal. La tifoseria bolognese, infatti, è abituata ad esternazioni politiche da parte dei tecnici rossoblù come ad esempio quella di Renzo Ulivieri, uomo dichiaratamente di sinistra. Questo quindi sottolinea la totale estraneità dei tifosi alle dichiarazioni, pensando esclusivamente alla sua battaglia in campo e a quella personale. Per questo, a seguito delle reazioni forti da parte di molti utenti è intervenuto a sostenere il mister anche Matteo Salvini in una sua diretta su Facebook abbracciando lui e la sua famiglia e aggiunge: “onore al guerriero Sinisa. In rete ci sono squallidi attacchi, minacce di morte ai giornalisti, ironie veramente fuori luogo, sui tumori, sulle leucemie. Neanche di fronte alla guerra e alla battaglia contro la malattia certa gentaglia si ferma”.
Sui social però, a prescindere dalle posizioni politiche e dalle simpatie calcistiche, sono stati molti gli utenti che hanno preso le difese del tecnico: “Mihajlovic può sostenere qualsiasi partito. È libero di farlo. Come tutti. Che pena leggere gente che gli vomita addosso bile e insulti perché ha detto di simpatizzare per questo partito invece che per quell’altro. Chi mette in mezzo la sua malattia è una persona piccola piccola“. E ancora: “Vorrei dire a tutti i #facciamorete, i #restiamoumani e gli #odiareticosta che augurare la morte a Mihajlovic per aver espresso vicinanza alla Lega vi qualifica per quello che siete: la feccia d’Italia“.
Come sappiamo il movimento delle sardine è nato principalmente contro ogni forma di odio e discriminazione. In questo caso anche loro hanno tenuto a schierarsi a favore dell’allenatore rossoblù attraverso l’account ufficiale su Facebook, 6000 sardine: “Sinisa Mihajlovic prima che un grande allenatore è una grande persona. E gode, come tutti i cittadini, della libertà di pensiero ed espressione. Ogni sua posizione, come ogni suo schema di gioco, è lecita. Purché rispetti le regole del gioco stesso. Sinisa si è mosso nel rispetto delle regole e dell’intelligenza di tutti e non ha mai nascosto le sue idee politiche. Non si può dire lo stesso dei tanti che lo hanno attaccato ricoprendolo di insulti e di odio. La vera sconfitta è decidere di nascondersi. O peggio, di non giocare”.
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