Dopo le rivelazioni di Aglieco
Morte David Rossi, i pm di Genova verso una terza inchiesta: l’indagine per inquinamento delle prove
Falso, omissione d’atti d’ufficio e favoreggiamento sono i reati che potrebbero essere ipotizzati dalla procura di Genova quando riceverà gli atti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del capo comunicazione Monte dei Paschi David Rossi, avvenuta nel marzo 2013 a Siena. Pierantonio Zanettin (FI), presidente della commissione, aveva annunciato l’invio degli atti ai magistrati genovesi, competenti a indagare sui magistrati del distretto toscano, dopo l’audizione del colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco, all’epoca comandante provinciale di Siena. Otto anni dopo la morte del manager Mps la procura è pronta ad aprire la terza inchiesta per cercare di far luce su quanto successe la sera del 6 marzo 2013, quando Rossi volò giù dal terzo piano di Rocca Salimbeni, a Siena, la sede della banca più antica del mondo.
Le indagini fin ora svolte avevano portato a confermare l’ipotesi del suicidio ma l’ultima testimonianza resa del colonnello Pasquale Aglieco, davanti alla commissione parlamentare istituita nel marzo scorso per far luce sulla tragedia, ha aperto scenari sorprendenti. A tal punto che i magistrati di Genova, secondo quanto filtra dai vertici della Procura, stanno per aprire un fascicolo che ipotizza i reati di favoreggiamento, omissione d’atti d’ufficio e falso.
Aglieco, ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena, ha riferito in audizione che i pm Nastasi, Marini (entrambi all’epoca stavano indagando sul crac del Monte) e Natalini, sarebbero entrati prima della polizia scientifica nell’ufficio di Rossi e avrebbero toccato il suo pc, rovesciato il contenuto del cestino sulla scrivania, chiuso la finestra e risposto al cellulare di Rossi (secondo Aglieco lo avrebbe fatto il pm Nastasi, oggi in servizio a Firenze e co-titolare dell’indagine sulla fondazione Open che dal 2012 al 2018 finanziava parte delle attività di Matteo Renzi). Tutto senza usare i guanti e inquinando di fatto la scena di un ipotetico crimine, ben prima che arrivasse la polizia scientifica per i rilievi del caso.
Daniela Santanchè, senatrice FdI, in un intervista al Corriere aveva detto che quella sera aveva telefonato a Rossi, suo amico, e che qualcuno avesse risposto al suo cellulare, senza però interloquire: “Gli telefonai e qualcuno rispose. Dopo scoprii che David era già morto”. Tuttavia aveva anche dichiarato, durante una puntata di Agorà, di non aver ricevuto risposte. Dai tabulati telefonici risulta infatti una chiamata di 38 secondi in entrata sul cellulare del capo della comunicazione del Monte. Pierantonio Zanettin (Forza Italia), presidente della commissione parlamentare, aveva annunciato l’invio degli atti alle toghe genovesi, competenti a indagare sui magistrati del distretto toscano, dopo l’audizione del colonnello Aglieco.
“Sembra che i pm abbiano inquinato la scena criminis: non importa aver letto il codice, basta aver visto una serie televisiva per sapere che nessuno può inquinare le prove — attacca Matteo Renzi —. E invece pare che ciò sia stato fatto addirittura da dei magistrati, uno dei quali, peraltro, è tanto per cambiare il pm di Open. Se tutto fosse confermato, sarebbe davvero gravissimo”. Il deputato Roberto Giachetti, in una interrogazione al ministro della Giustizia Marta Cartabia, chiede intanto di “acquisire ulteriori elementi circa l’ingiustificata presenza del colonnello Aglieco e dei pm Natalini e Antonino Nastasi nel corso del sopralluogo all’interno dell’ufficio di Rossi e attivare eventualmente i propri poteri ispettivi per verificare se vi siano state irregolarità o anomalie procedurali”.
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