Moonbin era una delle star del K-pop coreano. Cantante, attore, ballerino, modello, poeta. Era membro della boyband Astro e del sottogruppo Moonbin & Sanha. È stato ritrovato morto, a soli 25 anni. La notizia è stata diffusa dalla sua etichetta sui social. Aveva tenuto il suo ultimo concerto a Bangkok lo scorso otto aprile, durante il quale si era scusato per le sue condizioni. Sulla salma è stata disposta l’autopsia. La polizia, che ha effettuato i primi rilievi sul posto, non esclude il suicidio. E non è la prima volta per quanto riguarda le giovani celebrità del pop coreano.

Moonbin è stato trovato morto nel suo appartamento a Seul, nel lussuoso quartiere di Gangnam – proprio il quartiere dell’hit di Psy che rese celebre il K-pop in tutto il mondo. Aveva cominciato la sua carriera a sei anni, come modello di abiti per bambini. Era apparso due anni dopo in un video dei TVXQ, gruppo k-pop che Billboard aveva definito “i reali del k-pop”. Successivamente aveva recitato in alcune webserie e fondato gli Astro nel 2016. Al concerto di Bangkok si era scusato per le sue condizioni. “Ho passato un brutto periodo ultimamente, ve ne sarete accorti da come mi sono esibito questa sera, cerco di uscirne un poco alla volta. Ho scelto questo lavoro e ci sono delle regole: debbo essere felice per farvi felici”. Poco prima di partire aveva sofferto un malore, forse stanchezza o un lieve stato influenzale. Le cause della morte non sono state chiarite.

“Il 19 aprile, il membro degli Astro Moonbin ha lasciato il nostro mondo in modo improvviso, diventando una stella del cielo” ha annunciato la sua etichetta Fantagio su Twitter. Non sono stati rivelati i particolari del decesso, ma si chiede a tutti “di astenersi da chiacchiere speculative e maldicenti”. Da tempo si parla in tutto il mondo del k-pop, e non solo per i suoi numeri monstre, ma anche per le enormi pressioni cui sono sottoposti i giovani e giovanissimi artisti da parte dell’industria dello spettacolo e degli stessi fan.

Dal 2017 a oggi sono morti almeno altri quattro artisti k-pop sudcoreani. Alcuni a causa di suicidi o dopo aver subito abusi o sofferto episodi di bullismo online. Ahn So-jin nel febbraio 2015 si buttò dal decimo piano di un edificio. Soffriva di depressione. Kim Jong-hyun, 27 anni, nel dicembre del 2017, cantante principale della band Shinee, venne ritrovato sul pavimento di una stanza in affitto a Gangnam. Go Ha-ra, 28 anni, venne trova senza vita, con un biglietto di addio sul comò, dopo aver salutato i suoi fan su Instagram la sera prima con un selfie scattato a letto. Seo Min-woo aveva 33 anni e Sulli 25 anni.

La Corea del Sud inoltre fa registrare il tasso più alto di omicidi giovanili di tutti i Paesi con le economie più avanzate, quelli che fanno parte dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). E nonostante il numero dei suicidi stia calando tra la popolazione complessiva, i suicidi restano la prima causa dei morte per chi ha meno di 40 anni. “Grazie di tutto, Moon Bin. Scusaci perché il nostro amore non è riuscito a proteggerti”, ha scritto nel messaggio l’etichetta discografica Fantagio.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.