Il caso ad Atlanta
Morto in cella divorato da cimici, per lo sceriffo la colpa è dell’umidità…
LaShawn Thompson, 35 anni, nero, venne arrestato lo scorso giugno ad Atlanta, negli Stati Uniti, per un reato minore, “aggressione semplice”, che in alcuni casi potrebbe essere anche l’aver semplicemente alzato la voce contro qualcuno. Portato nella prigione “di contea” (le prigioni locali, per reati lievi, che però negli Stati Uniti “contengono”, tutte sommate, oltre un milione di detenuti), esattamente 3 mesi dopo è stato trovato morto in cella: sporco, denutrito e, come recita l’autopsia “in cattive condizioni generali”.
Causa della morte “non precisata”. La notizia è passata rapidamente su tutti i media perché lo sceriffo della città (da cui dipende la gestione del carcere di contea) ha riconosciuto che c’è qualcosa di particolare in questo caso, e in un certo senso ha già dato ragione ai familiari di Thompson, i quali sostengono che il giovane uomo è stato “mangiato dagli insetti”. Lo sceriffo Patrick “Pat” Labat, premettendo che i fondi sono scarsi, e che lui più volte ha chiesto che il vecchio carcere venisse dismesso e se ne costruisse uno nuovo, ha poi preso tempo. Ha riconosciuto che nelle prigioni, “così come in altre strutture a forte concentrazione di persone”, ci sono problemi igienici, effettivamente ci sono anche molti insetti, e cimici, pulci, infestanti vari, e però delle ristrutturazioni erano già in corso, ed un ulteriore mezzo milione di dollari è stato stanziato per cambiare i materassi, e disinfestazioni estensive. “Ho disposto ulteriori indagini”.
Considerato che sono già passati 7 mesi dalla morte di Thompson, è verosimile che molte cose nel piccolo reparto di semi-punizione dove era stato relegato il giovane a causa dei suoi problemi mentali siano già state “sistemate”. Ma davvero un uomo, nel terzo millennio, nella nazione che vuole insegnare a tutto il mondo come vivere, può essere “mangiato vivo dagli insetti”? Le foto allegate all’autopsia mostrano effettivamente piccole croste, bolle, screpolature, e molteplici segni di puntura, ma non è che l’uomo sia stato davvero “sbranato dalle cimici” come dicono certi titoli ad effetto. Se fosse stato shock anafilattico probabilmente il medico legale l’avrebbe scritto, lo shock anafilattico è praticamente imprevedibile, e in alcuni casi anche incurabile, e lo sceriffo avrebbe avuto gioco facile a smussare le polemiche.
I parenti di Thompson, un uomo che in passato aveva avuto diagnosi di depressione grave e schizofrenia, e che loro stessi in carcere non avevano mai visitato, vogliono un risarcimento. In altri tempi avrei detto che non avevano molte speranze: negli Stati Uniti il sistema è impietoso, se finisci in carcere è sempre e comunque colpa tua, e non importa quanto lieve fosse il reato, se avevi delle motivazioni o delle attenuanti, e nemmeno se hai problemi mentali. Oggi è un po’ (non molto, ma un po’ sì) diverso: la vittima è nera, e forse riceverà la giusta attenzione, anzi, visto che ne stiamo scrivendo noi dall’altra parte dell’oceano, dobbiamo dire che l’ha già ricevuta. L’attenzione. Poi bisogna vedere se riceverà anche “giustizia”. Abbiamo detto che la vittima è nera.
Anche lo sceriffo è nero (ne hanno eletti moltissimi negli ultimi anni, per smorzare l’effetto del movimento “Black Lives Matter”), e probabilmente non sceglierà la via della contrapposizione frontale. A giudicare dalle dichiarazioni che sta facendo alla stampa proverà a girarci intorno, al momento non ha fatto nessuna ammissione sul fatto (che a noi sembrerebbe lampante, ma…) che LaShawn Thompson non ha ricevuto adeguata assistenza medica, e sembra propenso a sostenere che il principale responsabile sia il clima umido della Georgia (ve lo ricordate che ad Atlanta, era ambientato Via col Vento, e gli schiavi, e le piantagioni di cotone?) che rende quasi inevitabile il proliferare di infestanti. Però è comunque segno di civiltà che questo caso, che una volta sarebbe stato dimenticato immediatamente, trovi spazio su tutti i principali media statunitensi, e anzi stia facendo il giro del mondo. Vedremo come finisce.
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