"Ci hai forgiato alla vita, ai fatti pesanti della vita"
Morto schiacciato da grana padano, lettera dei figli ai funerali di Chiapparini: “Non ci hai mostrato amore, volevi sempre avere ragione tu”

“Ci dispiace che a noi figli tu non abbia mostrato l’amore attento e affettuoso come altri padri. Con i tuoi nipoti ti sei ammorbidito un po’ e così abbiamo capito che allo stesso modo amavi anche noi, ma sempre a modo tuo, nel tuo modo originale”. E’ un passaggio della lettera letta dai familiari di Giacomo Chiapparini, il 75enne imprenditore agricolo morto il 6 agosto scorso all’interno del suo caseificio di Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo, dopo essere stato travolto da numerose forme di grana padano in seguito al cedimento degli scaffali nel magazzino di stagionatura dove erano stivate ben 16.600 forme di Grana Padano.
Il corpo dell’agricoltore è stato ritrovato solo nella tarda mattinata del giorno successivo dai soccorritori. L’impero economico creato da Chiapparini – così come raccontato in passato dalla stessa figlia Mary – “nasce nel 1977 si è diviso dai fratelli e con la sua quota di 26 capi bovini, un trattore, un escavatore, mezzo capannone e un po’ di terra, ha iniziato la sua avventura. Ha cominciato a costruire la prima stalla e a vendere la materia prima alle grandi aziende di trasformazione, Invernizzi, Kraft, riuscendo a farsi riconoscere anche i premi sulla qualità”.
Una vita dedicata interamente al lavoro che, col passare degli anni, avrebbe portato Chiapparini a trascurare la famiglia. E i figli Mary e Tiziano, nella lettera letta nel corso dei funerali andati in scena nella mattinata di giovedì 10 agosto, hanno voluto rimarcare il carattere non semplice del genitore. “Ci hai fatto crescere sempre sollecitati a dare il massimo, a fare sempre al meglio quello che sapevamo fare – si legge nella loro lettera pubblicata dal Corriere della Sera -. Ci hai forgiato alla vita, ai fatti pesanti della vita, e ne abbiamo avuti davvero tanti”
Una famiglia che circa 20 anni fa ha dovuto affrontare e superare la scomparsa di Emanuele, il terzo figlio di Giacomo Chiapparini. “Quanti scontri abbiamo avuto perché volevi sempre avere ragione tu e fare di testa tua. Non hai mai puntato sul nostro lato sensibile perché lo faceva e lo fa la mamma. Hai puntato, invece, alla nostra tempra per prepararci alla vita»”.
“Ci hai lasciati – conclude la lettera della famiglia – con le rotelle attaccate alla bici, liberi di andare ma sempre con te che ci davi sicurezza. Sei sempre stato sopra le righe e sopra le righe è stata la tua uscita di scena. La tua fragorosa e rumorosa presenza è diventata una fragorosa e rumorosa assenza. Tu hai vissuto la vita che volevi, coltivando ambizioni che nessuno avrebbe mai immaginato e la tua famiglia ti ha dovuto seguire in questa corsa. Anche se iniziavi a sentire la stanchezza dell’età non ti sei mai risparmiato. Ora non so dove sei, ma sappiamo che a chi incontrerai, darai filo da torcere. Speriamo tu possa incontrare Emanuele e dirgli quanto lo amavi e quanto hai amato anche tutti noi”.
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