Perché la sensazione più diffusa è che l’Ucraina stia perdendo rovinosamente la guerra e che invece la Russia vinca? La prima riposta che balza agli occhi è che la Russia sta effettivamente vincendo quella guerra, ma solo a livello cognitivo. Dell’impressione generale, cioè della propaganda. La propaganda russa è fortissima, molto più della sua aviazione che ormai si tiene alla larga dalla tempesta di droni ucraini, più del suo povero esercito – un tempo Armata Rossa – che ha perso circa un milione di uomini fra morti e feriti. Per non dire della sua Marina, quasi distrutta da un avversario che non ha navi.

Guerra in Ucraina, dove si trova la realtà?

La “verità” è una parolona retorica se non è il racconto del reale. E il reale è sotto amministrazione propagandistica controllata dai russi ed è geniale e vincente. Quella versione puramente cognitiva, cioè truccata e profondamente manipolata della realtà, e la realtà è che la Russia non vince, ma perde. E che l’Ucraina non si limita a resistere, ma vince. Saperlo è vitale per vaccinarci contro il virus della propaganda che vorrebbe l’Ucraina inginocchiata al tavolo delle trattative in cui solo grazie agli effetti superficiali, falsamente Putin vince. Ieri il giornale online “Linkiesta” ha pubblicato un rapporto di Hans Petter Midttun che ha seguito la guerra da quasi quindici anni, prima come addetto alla Difesa norvegese, e poi come ricercatore non residente presso il think-tank ucraino “Centre for Defence Strategies”.

“La Russia perderà quest’anno”

Midttun, esperto militare e diplomatico norvegese, ha scritto con competenza e conoscenza dei fatti che “la Russia perderà quest’anno”, aggiungendo che l’Ucraina non sta perdendo ma vincendo e che tale idea è “surreale e inculcata”. È vero che la Russia progredisce nelle conquiste di territorio nel Donbass, ma è anche vero che per completare questi successi avrebbe bisogno di combattere ancora due anni di piena guerra per cui non ha né gli uomini né le risorse né le armi né il morale necessari. I droni ucraini sono in grado di dare la caccia al singolo soldato creando un panico a cui i russi non erano minimamente preparati: né i soldati né i loro ufficiali che agiscono con mentalità e secondo dottrina militare sovietica, lenti sia a comprendere che a reagire. La tecnologia russa non ha invece fatto alcun progresso dopo i primi successi dell’artiglieria mobile che sembrava invincibile, ma che ha dovuto cedere di fronte ai droni ad essa dedicati.

La spina nel fianco del Kursk

Le foto satellitari mostrano depositi di armi russe pieni di vecchi carri e altre armi obsolete dell’Unione Sovietica, mai messe sulla linea del fuoco. La situazione del Kursk è la dimostrazione plastica di ciò che sta accadendo. Ricordate? Era il 6 agosto 2024 quando un commando ucraino varcò la frontiera invadendo l’omonimo oblast, che è una delle più importanti città della memoria per l’assedio tedesco nella Seconda guerra mondiale. Tutti rimanemmo sorpresi e quasi scandalizzati dalla audacia un po’ spaccona degli ucraini. Ma quello fu un colpo da maestro perché l’invasione Ucraina proseguì allargandosi e talvolta restringendosi ma creando una spina nel fianco sulla linea dei rifornimenti russi alle truppe che assediano il Donbass. E poi il morale. Non che il morale dei soldati ucraini sia alle stelle dopo anni di lutti, sangue e angosce che hanno spaccato le famiglie e prodotto aree di depressione profonda. Ma è infinitamente più alto di quello dei russi.

La ‘cricca del Cremlino’ che vuole umiliare la Russia

Tuttavia nell’esercito ucraino, scrive Hans Petter Midttun, esiste un conflitto non trascurabile fra i militari vecchio stile, cresciuti nella dottrina sovietica della guerra (anche se combattono per l’Ucraina) e le nuove generazioni di ufficiali delle truppe d’assalto allevate nella libertà e nella competenza, quasi sempre dopo un addestramento in Gran Bretagna. Ci sono dissensi sul fatto che Zelensky abbia evitato una nuova leva assolutamente necessaria per non creare ulteriore scoraggiamento nelle famiglie. Tutte queste notizie sono reperibili, visibili ogni giorno, per chi fa informazione reale e in tempo reale, sono note e arcinote. Ma prima che diventino informazione in paesi come l’Italia, contro la loro diffusione reale si erge quella parte della sinistra “gauche-gauche” (come la definiva Paolo Mieli nella sua intervista al Riformista) che comanda sull’informazione reale. Su tutti i fronti di guerra, da quello russo-ucraino, a quello di Hamas e di tutti i suoi alleati. Il paradosso più bizzarro è che i blog russi nazionalisti e super patriottici ammettono con disperazione tutte queste notizie e minacciano apertamente la “cricca del Cremino” di voler umiliare la Russia.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.