È in un Iran a ferro e fuoco, percorso dalle proteste per la morte della 22enne Mahsa Amini, che si è consumato un attacco che in una moschea di Shiraz ha fatto quindici morti e decine di feriti. Ha tutto l’aspetto di un attacco terroristico quello che si è verificato nella moschea Shah Cheragh. L’attacco al momento non avrebbe alcun collegamento evidente con gli scontri, le proteste, le violenze causate dal caso di Mahsa Amini.

A Shiraz tre uomini avrebbero fatto irruzione, aperto il fuoco e fatto una strage nel santuario. Fonti governative hanno fatto sapere che degli assalitori due sono stati catturati mentre un terzo è in fuga. La moschea di Shah Cheragh è un grande santuario molto frequentato. Le agenzie governative che operano in Iran hanno riportato che ad aprire il fuoco non sarebbero stati cittadini iraniani ma estremisti sunniti stranieri.

L’episodio si inserirebbe così nella secolare e irrisolta rivalità che caratterizza il mondo dell’islam e che negli ultimi anni si è andata aggravando a causa delle tensioni che stanno attraversando il Medio Oriente: alla morte del profeta Maometto, nel 632 d.C., i sunniti pensavano che l’eredità religiosa sarebbe dovuta passare ad Abu Bakr, amico e padre della moglie del profeta, gli sciiti sostenevano che il successore dovesse essere Ali, cugino e genero, consanguineo del profeta. Questo il primo passo che definì la dualità che si è andata oltremodo approfondendo nei secoli. L’Iran è il principale Paese a maggioranza sciita, l’Arabia Saudita quello sunnita. La maggioranza dei credenti e dei Paesi nel mondo islamico sono sunniti.

Quello che è certo è che l’attacco a Shiraz si inserisce nelle tensioni che da oltre un mese attraversano l’Iran: dal 16 settembre, quando una ragazza di 22 anni arrestata in un parco a Teheran dalla polizia religiosa perché indossava male il velo, è morta durante la detenzione. Secondo i familiari vittima di violenza, secondo le autorità a causa di un tragico malore. Da quando la notizia si è diffusa sono partite manifestazioni nel Kurdistan iraniano, Regione di provenienza della ragazza, che si sono estese a tutto il Paese.

A 40 giorni dalla morte della 22enne, la cui storia ha fatto il giro del mondo con ragazze iraniane e non a bruciare gli hijab o a tagliarsi ciocche di capelli in gesti di solidarietà diventati virali, un’enorme manifestazione con migliaia di persone si è tenuta a Saqqez, nel Kurdistan iraniano. L’agenzia iraniana Isna ha parlato di circa 10mila persone e di scontri tra forze dell’ordine e manifestanti con gas lacrimogeni e colpi da arma da fuoco. Folla al cimitero dove è stata sepolta la ragazza. Secondo l’Afp sono oltre mille i manifestanti incriminati in Iran dall’inizio delle proteste. Iran Human Rights, ong per i diritti umani con sede in Norvegia, ha denunciato che almeno 234 manifestanti, inclusi 29 bambini, sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza.

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