Beppe Grillo da una parte, i parlamentari grillini dall’altra. In mezzo Giuseppe Conte, che tanto per cambiare non prende posizione. Le acque dei Cinque Stelle sono agitate. A bordo si odono grida irripetibili. Gli ammutinamenti, ci insegna la letteratura, funzionano sempre così, quando al timone non c’è la necessaria autorevolezza: un comandante sempre più incerto indica una rotta mentre il suo equipaggio, dapprima scettico e poi sempre più ostile, stremato da una navigazione senza rotta, gli si oppone per seguirne un’altra. Quello che accade nel Movimento, al riparo dagli sguardi indiscreti dei giornalisti, è questo. Il copione da recitare in pubblico, ovviamente, va in altro verso.

Persino nel Metaverso: all’evento sulle nuove tecnologie presieduto da Giuseppe Conte si è presentato Grillo, a sorpresa. Un abbraccio in pubblico e una nuova riunione, faccia a faccia, in privato. Il tema formalmente è sempre lo stesso: il limite del secondo mandato. Le posizioni divergono. Perché aprire a mandati illimitati significa trasformare definitivamente il Movimento in partito. Un partitino quotato al 6,3%, al netto dell’uscita di Di Maio (5,2%). Grillo vuole mantenere il tetto ai mandati. Molti parlamentari vogliono farlo saltare. Conte media: il tetto si mantiene ma con il 10% di eccezioni. Una decisione va presa. Il tema si pone con urgenza, visto che domani si chiudono le registrazioni per correre alle primarie di coalizione in Sicilia. Le uniche primarie per le quali Enrico Letta ha insistito, incontrando Conte, per renderli partecipi. Con il risultato che il Pd ha già depositato le prime candidature complete di sito internet, mentre il M5S brancola nel buio.

“È assolutamente necessario presentare un candidato del M5s alle primarie per le Regionali in Sicilia”, è la richiesta ribadita dai deputati 5 Stelle a Grillo, nelle riunioni alla Camera. Per sbloccare la candidatura di Giancarlo Cancelleri – spiegano fonti parlamentari dei 5 stelle – servirebbe in tempi strettissimi una deroga al limite dei due mandati, regola che deve restare “identitaria” per il Movimento, secondo quanto ha ribadito anche oggi Grillo. L’altra candidatura forte, secondo le stesse fonti, è quella di Nuccio Di Paola. Grillo spiega le ragioni della sua contrarietà. “Con Conte andiamo d’accordo, ci sentiamo regolarmente”, si premura di dire. “Giuseppe propone una deroga per il 5-10% degli eletti ma io non sono d’accordo perché è un criterio troppo discriminante…”, avrebbe detto – cita al telefono una nostra fonte – il Garante nella riunione ristretta. Da quelle segrete stanze arrivano altre indiscrezioni. “Molti di voi ci stanno incitando a uscire, a fare un passo di lato. Senza metterci contro, a dare un appoggio esterno, senza ministri. È una possibilità da tenere in considerazione”, avrebbe detto il Garante, ammorbidendo la posizione più nettamente draghiana espressa al suo arrivo a Roma.

“Bisogna dare vita ad un rapporto leale, schietto, alla luce del sole con il governo e votare solo i provvedimenti in sintonia con le posizioni del M5S”, la sintesi che il comico avrebbe affidato alla conclusione dell’incontro a Montecitorio. Da quell’incontro emerge però anche la voce dal sen fuggita del sociologo De Masi. “Grillo si è incontrato coi parlamentari, ha detto un sacco di cose, per esempio che Draghi gli telefona continuamente e gli parla pure male di Conte”. Draghi parlerebbe male di Giuseppe Conte a Beppe Grillo? “Lo ha detto ieri in una riunione dei suoi deputati, non a me, c’erano 200 persone. So che ha detto a quella riunione che Draghi gli telefona spessissimo, e se lo fa è per manipolarlo, non vedo altri motivi”. Come risponderebbe Grillo a queste critiche? “Credo che si incavoli ovviamente, non è decoroso da parte di un premier parlare male di un presidente di un partito che è nel suo governo. Se sono vere sono indecenti e spudorate secondo me”.

Il Movimento prepara la sua uscita, stando a chi aveva occhi e orecchie negli incontri segreti. “Conviene affrontare la campagna elettorale da fuori”, viene detto. Virginia Raggi tiene per questa due giorni la consegna del silenzio. Alessandro Di Battista viene tenuto al riparo dalla ribalta. Vita Martinciglio che aveva fatto avanti e indietro da Di Maio a Conte ci dice: “Prendo una pausa”. Patuanelli non vuole parlare. Sibilia boccia la tensione violenta che polarizza chi naviga in rete tra Conte e Di Maio: “Sono per la pace”. Ma le acque sono increspate, la navigazione si è fatta faticosa. In serata Conte dirà che loro non sono al governo “con spirito di fedeltà”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.