Settimana a ostacoli per il governo. E non per le tensioni internazionali sul fronte est della Nato e sul fronte sud che dovrebbero invece essere l’unico e più importante dossier su cui applicarsi. È la settimana in cui la premier dovrebbe sciogliere l’enigma “mi candido oppure no”: c’è ancora tempo per le liste ma la par condicio incombe (scatta dal giorno 8 aprile) e se Meloni e Schlein dovranno confrontarsi nel duello tv in quanto candidate dovranno deciderlo nei prossimi giorni. Il tempo dei tatticismi è scaduto.
È la settimana in cui le opposizioni hanno incardinato all’ordine dei lavori dell’aula della Camera ben due mozioni di sfiducia: una nei confronti della ministra del Turismo Daniela Santanchè e l’altra nei confronti del vicepremier Salvini. Due storie diverse. La prima è già fissata (domattina ore 10) l’altra sarà decisa oggi. Se rinviare la prima sarà un atto politico che si tirerà dietro ulteriori polemiche, sulla seconda ci sono ancora margini per un rinvio. Sarebbe il secondo, sul primo – per rinviarlo a dopo Pasqua – ci mise una buona parola e un ramoscello d’olivo la premier.
E poi c’è il nodo riforma costituzionale, il premierato: il disegno di legge costituzionale per l’elezione diretta del premier è ancora fermo in Commissione al Senato e la settimana che inizia, in cui non è prevista aula, sarà importante per capire la tempistica. L’intenzione di approvare il testo in prima lettura prima delle Europee, ovvero entro il 15-20 maggio, non sembra più a portata di mano. E non solo per questioni di calendario. Il fascicolo degli emendamenti è passato da 864 pagine a 349, più che dimezzato quindi, ma le votazioni sono al momento paralizzate dalle obiezioni delle opposizioni che hanno messo sul tavolo il nodo della legge elettorale.
“Il governo gioca a nascondino sulla legge elettorale”, attacca il senatore Dario Parrini (Pd). “Quando si propongono modifiche costituzionali sulla forma di governo si deve discutere in parallelo della legge elettorale destinata a renderle operative. Questa volta invece la maggioranza vuol andare avanti a carte coperte, un trucco per rivelare il più tardi possibile la scomoda verità ovvero che per la destra italiana le liste bloccate sono irrinunciabili”. Altro che cittadini liberi di scegliere il premier… A parte le questioni di merito su una legge, insiste Parrini, “che anche i sondaggi dicono non essere capita e neppure gradita”, ci sono poi le divisioni interne. Il senatore Pera (FdI) prima della pausa pasquale ha dichiarato in Commissione che l’elezione diretta del premier non è così fondamentale. Per non parlare di Salvini: guai se la riforma costituzionale dovesse fare il primo dei quattro giri di boa parlamentare mentre l’Autonomia differenziata (già avuto il primo ok al Senato) è a sua volta nella palude della Commissione alla Camera. Insomma, la settimana è decisiva per capire se il governo, magari con un emendamento choc, tenti un’accelerazione.
Non ci sono condizionali invece per la mozione di sfiducia sulla ministra Santanchè coinvolta in tre indagini (una quarta ce l’ha in casa). È in orario domattina alla Camera e un rinvio sarebbe un autogol pesante per la premier che rischia di pagare in termini di consenso la difesa ad oltranza della potente ministra del Turismo. Qui non si tratta di essere giustizialisti o garantisti. Le opposizioni chiedono il passo indietro della ministra per una questione di opportunità politica. Nella prima indagine (truffa ai danni dell’Inps) è arrivato l’atto di chiusura che in genere precede la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Milano. Altri due fascicoli riguardano la gestione di alcune sue aziende con bilanci abbastanza disastrati e le ipotesi di reato vanno dal concorso in bancarotta al falso in bilancio. Infine c’è la compravendita di una villa in Versilia curata dal compagno Dimitri Kunz D’Asburgo e dalla signora Laura De Cicco moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa. In questo caso l’ipotesi è il riciclaggio. Da notare che sabato sera ministra, presidente del Senato e rispettivi partner erano distesi e sorridenti al Twiga a sorseggiare champagne.
E poi c’è Salvini e la mai risolta partnership politica della Lega con Russia Unita, il partito di Putin. Per le opposizioni il vicepremier è unfit a rappresentare l’Italia e il suo governo filoatlantista e saldo nella Nato. Se è probabile che la maggioranza faccia di tutto per rinviare ad oltranza questa mozione, sulla ministra del Turismo la premier deve invece esprimersi. E con una certa premura.