Stronza… non fare la finta tonta…”. Veniva intimidita così in alcuni messaggi audio su WhatsApp Antonella Pesce Delfino, la criminologa che col suo lavoro ha fatto riaprire il caso dell’omicidio di Nada Cella, la segretaria uccisa nello studio del commercialista di Chiavari Marco Soracco ben 25 anni fa.

A inviarle quelle ‘minacce’, acquisiti dai magistrati e finite nelle nuove carte dell’inchiesta, era Annalucia Cecere, la donna oggi indagata per l’omicidio della giovane uccisa il 6 maggio del 1996, colpita alla testa con un oggetto pesante che non è stato mai ritrovato.

I messaggi erano stati inviati dopo un incontro nel luglio 2019 tra le due, avvenuto nel giardino della casa di Cuneo dove avita Cecere: la criminologa, fingendosi interessata ai problemi legati al mondo alla scuola, dato che la Cecere si era licenziata dal suo ruolo di insegnante, l’aveva contattata nel tentativo di ottenere informazioni sul caso.

Pesce Delfino quindi aveva fatto scivolare la conversazione proprio sulla vicenda di Nada Cella, nominando un suo ex fidanzato dei tempi del delitto. La donna quindi cambiò atteggiamento e cacciò la criminologa, inviandole poi diversi messaggi audio intimidatori. “Dai non fare la stronza, come facevi a sapere che uscivo con… e tutti i cazzi miei? Hai paura eh? Adesso sono qua, non ti preoccupare. Non fare la finta tonta, ora faccio riaprire il caso, ho parlato ora con la polizia di Chiavari che forse è già stato riaperto, ti ci trascino per i capelli. Poi ti faccio fare le domandine. Indovina indovinello, quale zoccola è venuta a casa mia?”, dice in alcuni audio Cecere.

Messaggi finiti sul tavolo del pubblico ministero Gabriella Dotto che indaga sull’omicidio della segretaria. Nonostante le pressioni, la criminologa e la madre di Nada non si sono fermate: la loro inchiesta ha portato alla riapertura del caso con l’iscrizione nel registro degli indagati di Annalucia Cecere.

Il movente ipotizzato (e presunto) è quello della gelosia: secondo l’accusa Cecere si era invaghita del commercialista Marco Soracco dopo averlo conosciuto a un corso di ballo e incrociato in discoteca. E avrebbe voluto prendere il posto di lavoro di Cella nello studio di Chiavari dove la vittima è stata uccisa con un oggetto contundente, arma del delitto mai ritrovata. Al vaglio anche alcuni bottoni trovati all’epoca in casa dell’indagata, che sarebbe uguali a uno trovato sotto il corpo della segretaria

Nel registro degli indagati sono stati iscritti lo stesso Soracco e sua madre Marisa Bacchioni, per false dichiarazioni: secondo gli inquirenti avrebbero mentito sui reali rapporti tra il commercialista e l’insegnante.

Io con quella storia non c’entro nulla”, ha detto Cecere a Il Corriere della Sera, che respinge ogni accusa. La donna, che oggi vive a Cuneo e ha 53 anni, è stata convocata lo scorso luglio in Procura a Genova per sentirla come persona informata e per notificarle un avviso di garanzia con l’accusa di omicidio. Fatemi pure il Dna, fate gli accertamenti che volete, non ho nulla a che vedere con quella ragazza. Non ho niente da nascondere.

Redazione

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