“Io non so perché le altre non parlano: eravamo in 5”. È quello che si sente dire a una persona, una donna ancora anonima, in alcuni audio sul caso di Nada Cella, la segretaria uccisa nel maggio del 1996, a Chiavari in provincia di Genova, nello studio del commercialista dove lavorava. Un cold case irrisolto e tornato caldissimo in queste ultime settimane per le ricerche di una criminologa, Antonella Delfino Pesce. Accusata dell’omicidio è Annalucia Cecere, insegnante in pensione; di false dichiarazioni il commercialista Marco Soracco e la madre.

Altri due audio sono stati dunque diffusi dopo quello della settimana scorsa in cui una donna faceva riferimento a una donna – che si trattasse di Cecere è comunque un dettaglio tutto da confermare – “sporca che ha infilato tutto nel motorino. L’ho salutata e non mi ha nemmeno guardato”. A ricevere la telefonata Marisa Bacchioni, madre di Marco Soracco, da un’interlocutrice mai identificata.

La Procura ha autorizzato la Squadra Mobile alla diffusione di altri stralci di una telefonata del 9 agosto del 1996 per risalire alla donna che parla, ancora anonima. “Sì, la conoscono signora. È che stanno tutte zitte. Le altre stanno tutte zitte ma eravamo diverse. Io non faccio nomi ma eravamo diverse, io non so perché le altre non parlano. Eravamo in cinque”, dice quella voce.

Per l’omicidio della 25enne del 1996 è indagata dalla Procura Annalucia Cecere, oggi 53enne, all’epoca dei fatti 28enne. Venne sospettata e indagata ma per soli pochi giorni. Subito dopo il delitto si trasferì a Boves, in provincia di Cuneo, dove ha sposato un imprenditore e avuto un figlio. Il movente ipotizzato (e presunto) è quello della gelosia: secondo l’accusa Cecere si era invaghita del commercialista dopo averlo conosciuto a un corso di ballo e incrociato in discoteca. E avrebbe voluto prendere il posto di lavoro di Cella nello studio di Chiavari.

“Fatemi pure il Dna, fate gli accertamenti che volete, non ho nulla a che vedere con quella ragazza. Non ho niente da nascondere”, aveva fatto sapere, come scritto da Il Corriere della Sera, nei giorni scorsi Cecere cui è stato inoltre sequestrato il motorino sul quale sono state trovate delle tracce di sangue dalla Polizia Scientifica. Il marito aveva sottolineato l’assurdità della moglie sbattuta su tutti i giornali a 25 anni dai fatti. Indagato per false dichiarazioni anche il commercialista Marco Soracco, presso il quale Cella lavorava, e la madre Marisa Bacchioni. Quest’ultima – che oggi ha 89 anni – sostiene di non aver mai saputo chi fosse la donna della telefonata.

“Ma pensa un po’ – continua la donna ancora anonima negli audio – che il sospetto mi è venuto al pomeriggio quando l’ho saputo … ho detto Madonna questa stamattina … poi abbiamo parlato con qualche ragazza tra noi e abbiamo detto ce l’ha l’ardire, perché quando dice ‘ti spacco la testa in due’”. Cella fu massacrata di prima mattina nello studio dove lavorava. L’arma del delitto non è mai stata ritrovata. Il cold case vecchio di oltre vent’anni è stato riaperto per via delle indagini (per un master in criminologia) della criminologa Antonella Delfino Pesce che ha raccolto elementi poi consegnati alla Procura di Genova. L’indagine è affidata al sostituto Gabriella Dotto e coordinata dal procuratore facente funzioni Francesco Pinto.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.