Il cold case riaperto
“Nada Cella se ne andrà, e ci sarà la botta”, le frasi del commercialista indagato sull’omicidio irrisolto della segretaria

Frasi che lasciavano presagire come una minaccia imminente: dell’aprile 1996, pochi giorni prima del delitto di Nada Cella, avvenuto nello studio del commercialista dove la ragazza lavorava a Chiavari, quello di Marco Soracco. Un cold case, riaperto, e mai così caldo. “Stavamo quasi per lasciarci, ormai circa mezzanotte. All’improvviso lui mi disse, e poi ci sarà la botta, una cosa che riguarderà il suo studio, e che avrei appreso notizie anche dai giornali. La signorina o la segretaria se ne sarebbe andata, e allora a quel punto siccome continuavo a non capire gli dissi perché mi dici queste cose, che uso devo farne”. E quello rispose: “Tanto quando la cosa si sarà calmata, si saprà”.
Queste le parole che ha riferito Paolo Bertuccio, commercialista, collega di Soracco, sentito nei giorni scorsi dagli inquirenti. Risentito come dopo il delitto irrisolto del 1996. Il caso della ragazza è stato riaperto dopo le ricerche, per la tesi di un master, della criminologa Antonella Pesce Delfino. E le piste per l’omicidio della 25enne al momento portano tutte ad Annalucia Cecere, ex insegnante in pensione che oggi vive a Boves, in provincia di Cuneo, che si è sposata e ha avuto un figlio. “Fatemi pure il Dna, fate gli accertamenti che volete, non ho nulla a che vedere con quella ragazza. Non ho niente da nascondere”, aveva fatto sapere, come scritto da Il Corriere della Sera, nei giorni scorsi Cecere.
La donna all’epoca della tragedia aveva 28 anni. Venne sospettata e indagata ma per soli pochi giorni. Subito dopo il delitto si trasferì a Boves, in provincia di Cuneo, dove ha sposato un imprenditore e avuto un figlio. Il movente ipotizzato (e presunto) è infatti quello della gelosia: secondo l’accusa Cecere si era invaghita del commercialista dopo averlo conosciuto a un corso di ballo e incrociato in discoteca. E avrebbe voluto prendere il posto di lavoro di Cella nello studio di Chiavari. È indagata per omicidio aggravato. Le è stato sequestrato il motorino che sarà analizzato con il luminol. L’arma del delitto non è comunque mai stata ritrovata.
Bertuccio frequentava con Soracco un corso serale di aggiornamento. Al termine della lezione vanno a bere qualcosa e a quel punto fa quelle dichiarazioni. Il commercialista, indagato oggi con la madre per false dichiarazioni, viene ritenuto dagli investigatori in possesso di segreti che non vuole o non può svelare. A destare sospetti dettagli che secondo chi indaga all’epoca dei fatti furono sottovalutati, anche le telefonate a diversi avvocati di Cecere, il giorno prima della perquisizione nel suo appartamento, e una chiamata a Marco Soracco, il commercialista presso il quale lavorava Cella: “Guarda che tu non mi piaci, mi fai schifo”.
La Procura di Genova si prepara anche all’eventualità di un processo indiziario. A carico di Cecere anche i messaggi scritti e vocali inviati nel 2019 ad Antonella Pesce Delfino. “Se ti ripresenti qui il mio cane ti spappola viva, hai capito?”, disse la donna indagata alla criminologa che nel 2019 si spacciò per una ricercatrice impegnata in uno studio sull’abbandono scolastico per avvicinarla. Cecere cacciò in malo modo Pesce Delfino quando la criminologa nominò il nome di un ex ragazzo dell’allora insegnante: al ragazzo sarebbe appartenuta la giacca alla quale potrebbe appartenere il bottone trovato sotto il cadavere di Cella; cinque bottoni uguali sarebbero stati ritrovati nella casa di Cecere in una perquisizione. La donna, in alcuni passaggi, sembra inoltre al corrente del fatto che l’indagine stia per ricominciare come riporta Il Corriere.
“I magistrati le hanno chiesto cose di 25 anni fa, come faceva a ricordare? E il commercialista Soracco lo conosceva di vista, come un po’ tutti a Chiavari. Poi le hanno dato l’avviso di garanzia — ha lamentato il marito della donna indagata al quotidiano nei giorni scorsi — Da quel momento non abbiamo più saputo nulla e adesso tutto questo: il nome di mia moglie è ovunque. Ditemi se è normale? Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso. Sono il primo a dire che se è colpevole è giusto che vada in galera. Ma lei non ha fatto nulla”.
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