L'allarme
Nadef insufficiente, De Nicola: “Non cresciamo più, è il veleno del populismo”

Alessandro De Nicola, presidente Adam Smith Society
NADEF prudente, che manovra si prospetta?
Il problema della NADEF è che nonostante passi per un documento prudente in realtà fa poco o niente per risolvere i problemi strutturali italiani.
Prendiamo il debito pubblico. Se nel 2024-25 -ormai per il 2023 è troppo tardi- venissero previsti 12-15 miliardi di privatizzazioni l’anno, questo vorrebbe dire ridurre il peso del debito pubblico dell’1-1,2% rispetto al PIL. Sembra poco? In 3 anni la riduzione prevista è in tutto di meno di 1/2 punto percentuale! Quest sarebbe importante sotto due profili; più di un miliardo l’anno di interessi passivi risparmiati e soprattutto segnale ai mercati che l’Italia è consapevole del macigno e questo avrebbe conseguenze positive sullo spread -non a caso in aumento- facendoci risparmiare soldi ulteriori.
La spesa pubblica tocca il record. Il populismo ha un prezzo troppo alto, in fin dei conti, per gli stessi partiti populisti?
Ah bella domanda. Non sono convinto, nel senso che i provvedimenti populisti hanno quasi sempre conseguenze negative nel medio periodo. Guardi il super bonus: Conte non ha avuto nessuna conseguenza negativa, anzi, non essendo la legge di bilancio affar suo continua a brandirlo come arma elettorale per quelle decine di migliaia di elettori che ancora ne vorrebbero usufruire. O pensiamo alla follia delle pensioni. Anche in questo NADEF rimane Quota 103 o le varie forme di APE! Ma basta, diamine!
L’inflazione incide davvero tanto sulla manovra? I maggiori incassi Iva non compensano le casse dello Stato?
È vero che ci sono benefici sia dall’IVA che dalle accise sulla benzina, ma si tratta di 2 imposte che non coprono tutte le entrate dello Stato mentre i costi per la PA aumentano in modo uniforme, basti pensare all’indicizzazione all’indice ISTAT della gran massa delle pensioni. Il che implica che si dovrebbe procedere a seri tagli alla spesa mentre nella NADEF si prevede che dalla spending review ci saranno -forse- risparmi per 300 milioni. 300 milioni! Lo 0,013% del PIL. Ma dai.
L’Italia ha smesso di crescere, le ricette di questo governo come le sembrano?
Se ci fossero, ne potremmo parlare. Sulla digitalizzazione l’Europa ci rimprovera di essere indietro. Su liberalizzazioni e concorrenza stendiamo un pietoso velo. Su riforma in senso meritocratico e di maggior efficienza della PA non si è visto nulla. Siamo forti col Golden Power, con le leggi anti-algoritmo (poi ridimensionate) o le imposte sugli extra-profitti (poi praticamente cancellate). Quello che c’è di buono è ereditato dal PNRR di Draghi, per il resto la visione è quella di un piccolo mondo degli anni ‘30 del secolo scorso.
© Riproduzione riservata