“La famiglia riformista cresce”
Naike Gruppioni e Giulia Pigoni lasciano Azione e aderiscono a Italia Viva
“La famiglia riformista cresce”, scrive il profilo Twitter di Italia Viva: due passaggi da Azione a Italia Viva in meno di 24 ore. La prima ad annunciare l’addio al partito di Carlo Calenda è Giulia Pigoni, consigliera regionale in Emilia Romagna; l’addio odierno arriva dalla stessa regione ed è quello annunciato dalla parlamentare Naike Gruppioni, imprenditrice bolognese giovanissima, una manager prestata alla politica.
Di Giulia Pigoni avevamo scritto ieri, riportando le dichiarazioni che la stessa consigliera dell’Emilia Romagna, ormai ex segretaria regionale di Azione, ha addotto per motivare la sua uscita da Azione. “Ho provato a invertire la rotta”, ha scritto ieri – in una lettera aperta ai suoi sostenitori – Giulia Pigoni. Pigoni rimarca il lavoro svolto nel corso degli anni verso l’obiettivo di una casa comune dei riformisti: il duro lavoro che “ci ha portato a sostenere con convinzione la nascita della lista Azione-Italia Viva-Renew Europe che, alle elezioni politiche 2022, ha rappresentato una nuova fase, l’inizio di un progetto ambizioso e alto che avrebbe dovuto portare alla nascita di una casa comune di tutti i liberali, popolari e riformisti”.
E, tuttavia, non può che amaramente agigungere di aver visto “un partito chiuso su se stesso, votato all’isolazionismo”. Scrive Pigoni: “le mie speranze relative alla ripresa di un percorso di dialogo e apertura vera, di crescita e allargamento del nostro partito, sono andate via via diminuendo. Ho visto, di contro, lievitare tensioni, divergenze, distinguo, liti che non hanno fatto altro che dividere e dividerci ulteriormente, perdendo di vista l’obiettivo finale. Ho preso atto anche del forte disorientamento e della delusione da parte della nostra base, degli iscritti, dei simpatizzanti“. Insomma, conclude, lascia Azione perché “questo non è il mio modo di far politica”.
Naike Gruppioni, stamani, parla dalle pagine del quotidiano “Il Resto del Carlino”. Nell’intervista odierna annuncia la sua volontà di aderire ad Italia Viva. “All’autorità che ha manifestato Carlo Calenda preferisco l’autorevolezza di Matteo Renzi, che anche quando ha fatto dei passi indietro ha sempre messo al centro il progetto. Ed è Renzi la risorsa indispensabile per la riuscita di un centro riformista e liberal-democratico”, dice l’ormai ex componente della dirigenza nazionale di Azione.
Gruppioni si dice amareggiata per la rottura del patto con gli elettori e per lo strappo apparentemene insanabile che ha mandato in fumo il progetto Azione-Italia Viva. Calenda, dice, “è preparato e capace, ma non credo sia la persona adatta a gestire un progetto del genere”. Nell’annunciare che prenderà la tessera di Italia Viva, Gruppioni aggiunge, in conclusione che non è lei a spostarsi; piuttosto, dice:”resto dove sono perché prima di tutto ho abbracciato la prospettiva del Terzo Polo”.
In giornata, alla decisione di Naike Gruppioni e a quella di Giulia Pigoni, si aggiunge quella dei componenti del direttivo locale di Azione, a Modena. Un vero e proprio terremoto, che rende Azione difatto scomparsa nel modenese.
L’intero Consiglio direttivo provinciale modenese – città del numero due di Azione, Matteo Richetti – ha inviato una lettera ai vertici nazionali di Azione, sottoscritta dal segretario cittadino di Modena, Pietro Borsari, cui si aggiungono tutti i consiglieri – fra i quali i carpigiani Giorgio Verrini, Federica Ferrari, Sergio Vascotto, Giliola Pivetti e Lucia Verrini. Nella lettera , che fa seguito a quella con cui la Segretaria provinciale, Chiara Caselgrandi aveva fatto conoscere, precisando trattarsi di motivazioni assolutamente personali, la propria intenzione di lasciare l’incarico, si legge che i sottoscrittori si considerano dimissionari del Direttivo.
“Non ci sentiamo – dicono i membri del Direttivo – più rappresentativi di un partito che, pur essendo nato con l’obiettivo, esplicitamente richiamato anche in sede congressuale, di essere forza aggregatrice di un nuovo polo liberal-democratico, riformista e popolare, ha deciso di adottare una linea isolazionista che rischia di essere un ostacolo all’emergere di questa forza, della quale oggi si sente fortemente il bisogno”.
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