Bandiere ridotte a brandelli all’esterno della sede del Consiglio comunale, la Galleria Vittoria e la Laziale chiuse chissà per quanto altro tempo, le strade del centro strangolate dal traffico. Diciamoci la verità, di questi tempi Napoli non se la passa troppo bene.

Il primo paradosso è che il sindaco Luigi de Magistris, aspirante presidente della Calabria, si dedichi alla campagna elettorale proprio mentre la città cade a pezzi. Il secondo paradosso – per certi versi ancora più grave e allarmante del primo – è che molti, troppi o quasi tutti tacciano davanti a un primo cittadino che ormai sembra anche psicologicamente lontano dal Comune che ha amministrato per quasi dieci anni.

Dopo aver indicato Alessandra Clemente come “sua” candidata alle prossime comunali e nominato vicesindaco Carmine Piscopo, de Magistris ha intensificato il suo impegno in Calabria. Tanto da trascorrere l’intero weekend tra Siderno, dove si è schierato con i cittadini che chiedono l’apertura dell’ospedale, Rosarno, dove ha visitato la casa del popolo, e il lungomare di Diamante, dove si è fatto immortalare mentre ricordava «la villeggiatura, gli amici, i genitori che non ci sono più, i primi amori» vissuti da quelle parti. Così il sindaco con velleità da governatore ha scritto sulla nuova pagina Facebook Luigi de Magistris Presidente per la Calabria. Il tutto mentre Napoli, già provata dalla pandemia, veniva messa in ginocchio dal traffico, frutto della mancata manutenzione e della conseguente chiusura della Galleria Vittoria.

Davanti a questa situazione, sarebbe logico pretendere le dimissioni del sindaco. Non perché la legge glielo imponga alla luce dell’annunciata candidatura in Calabria, ma perché la sensazione è che Dema stia sottraendo quantomeno tempo ed energie nervose al compito che i napoletani gli hanno affidato nel 2011 e nel 2016. Le dimissioni sarebbero un atto di chiarezza molto simile a quello che parte dell’opinione pubblica chiede a Catello Maresca, il pm che continua a esercitare le funzioni di sostituto procuratore generale mentre molti lo vedono già candidato sindaco. Maresca vuole dedicarsi alla politica o continuare a vestire la toga? Lo dica subito. Così come de Magistris dovrebbe dichiarare i suoi obiettivi: farsi eleggere in Calabria o tenere a galla, in questi ultimi scampoli di mandato, quella barca sempre sul punto di affondare che è Napoli?

Il paradosso nel paradosso è che nessuno si sia indignato davanti a questa situazione, magari rivolgendo al sindaco l’invito a prendere posizione una volta per tutte. Non l’ha fatto il centrodestra, nemmeno quella parte che ha negato a de Magistris l’appoggio per l’approvazione del bilancio. Non l’ha fatto nemmeno il Partito democratico che ancora stenta a indicare un candidato sindaco e un ipotetico programma di governo. Ancora, non l’hanno fatto altri autorevoli esponenti politici, anche se non presenti in Consiglio comunale, eccezion fatta per la senatrice Graziella Pagano.

Non l’hanno fatto, infine, gli intellettuali e i movimenti civici che sembravano aver rivitalizzato il dibattito sul futuro della città. La sensazione è che persino le migliori intelligenze e sensibilità si siano assuefatte al vuoto amministrativo degli ultimi dieci anni. E questo Napoli non può permetterselo, se vuole lasciarsi alle spalle la demagogia inconcludente che l’ha ridotta in brandelli proprio come le sue bandiere.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.