Scrostato, imbrattato, ammuffito, ma soprattutto dimenticato. È così che si presenta oggi il murales dedicato a Giancarlo Siani a Napoli in via Vincenzo Romaniello, vicino piazza Leonardo. Il luogo è forse un po’ nascosto ma c’è un motivo per cui si decise di farlo lì: è quello il luogo dove Giancarlo, giovane cronista, fu freddato dalla mano armata della camorra mentre era a bordo della sua Mehari verde pistacchio. Era la sera del 23 settembre 1985. Giancarlo aveva solo 26 anni e tornava a casa dopo una consueta giornata a “consumare le suole” per raccontare la verità.

Sono passati 36 anni da quando Giancarlo non c’è più, ma la sua memoria non ha mai smesso di essere viva nel ricordo della famiglia che anche quest’anno insieme alla Fondazione Polis e, tra gli altri, l’Ordine dei Giornalisti, ha organizzato vari eventi tra cui la presentazione del libro con gli articoli sul lavoro alla Camera dei Deputati. “Noi continuiamo a ricordare, lui continua a parlare – ha detto Paolo Siani, fratello di Giancarlo qualche giorno fa ai microfoni del Riformista – Continuando come la goccia ogni anno, finchè avremo voce, a ricordare il suo sacrificio è un po’ come se volessimo ‘vendicarci’ di chi ha voluto farlo zittire”.

Il murales per Giancarlo Siani

Chi scrive partecipò con entusiasmo a quella iniziativa di realizzare un murales con le sfumature del verde come la Mehari. L’idea partì dal basso, dagli abitanti della zona, nel settembre 2016. Fu realizzato dagli artisti milanesi di Orticanoodles con Inward con il contributo di una raccolta fondi tra cittadini. Fu promossa da “Imbavaglaiti – Festival del Giornalismo civile”, che proprio in quei giorni inaugurò una nuova postazione della Mehari di Giancarlo, posizionata all’interno del Pan – Palazzo delle Arti di Napoli. Il murales oltre a essere un omaggio al giornalista, fu dipinto con una vernice particolare che assorbe l’inquinamento, aggiungendo all’operazione anche un altro valore simbolico: il volto di Giancarlo per ripulire l’ambiente. Fu una grande festa. Gli artisti proposero anche la vendita di live stencil, riproducendo porzioni dell’opera dedicata a Giancarlo Siani su carta.

Tutti ne parlano ma il murales cade a pezzi

Ma quel muro di Napoli dedicato a Giancarlo grida “vergogna”. Vergogna perché anche nel giorno dell’anniversario della morte del cronista quel muro è abbandonato. Vergogna perché quel nome è un simbolo, di cui talvolta si fa abuso, ma che poi è lasciato alla mercè di un’infiltrazione d’acqua. Vergogna perché quando il murales fu fatto fu apposta la targa in plexiglass con i loghi di Comune e Regione. Quella si che rimane bella e intatta. Ma dopo averci messo il “cappello”, dove sono finiti De Luca e de Magistris? Tanto più che il murales si trova nello stesso quartiere del sindaco dimissionario.

Puntuale però è arrivato il ricordo del Governatore. “Ricordiamo sempre con grande emozione il giornalista Giancarlo Siani, assassinato trentasei anni fa per mano della camorra”. Ha scritto su Facebook, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. “La sua storia e il suo impegno professionale sono stati determinanti per far crescere, soprattutto tra i giovani, quella coscienza civile che ancora oggi anima l’attività di decine e decine di associazioni e le iniziative per la legalità e la sicurezza promosse dalla Regione Campania e dalle altre istituzioni – sottolinea – È questo il modo migliore per onorare e tenere viva la memoria e l’esempio di Giancarlo Siani”. Ma senza scomodare i massimi sistemi forse basterebbe una mano di vernice. Vasta poi è la letteratura firmata de Magistris sul tema del ricordo di Giancarlo Siani.

E non sono mancati nemmeno i commenti degli aspiranti sindaco. Per Maresca bisogna “onorare il suo sacrificio con battaglia per la legalità”, per Manfredi “Siani giornalista senza compromessi, suoi insegnamenti restano nella memoria della città”, per Clemente “Siani è ovunque, suo ricordo resta in noi”, e così via. Ma intanto il murales cade a pezzi come documentano le foto del collega beniamino Daniele. “Nel 2016 venne inaugurato un murale dedicato alla sua memoria che però nessuno si è mai degnato di manutenere lasciando che il degrado, in soli 5 anni, letteralmente lo divorasse. Ecco com’è ridotto oggi: scrostato, ammuffito, recintato e con un muro pericolante”, scrive su Facebook. Dove sono tutti?

Paolo Siani con una nota qualche tempo fa ha assicurato: “Stiamo trovando una soluzione con gli artisti che lo realizzarono. Siamo già intervenuti due anni fa ma non è bastato. È chiaro che quando saremo pronti con il progetto chiederemo che le istituzioni ci aiutino”. Intanto in troppi continuano a riempirsi la bocca di quel nome che spesso è inappropriato nominare. Tutto ciò avviene in una città dove la polemica sui murales è all’ordine del giorno: si vogliono cancellare e si cancellano i murales dedicati agli “Ugo Russo” ma poi si lascia nel degrado quello di Giancarlo.

 

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.