Così il Comune sarà davvero autosufficiente
Napoli impari a utilizzare bene le risorse che ha già
Il rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno evidenzia come il crollo dell’occupazione e della produttività sia talmente tanto grave da aver ormai superato i dubbi e le prospettive di desertificazione industriale, certificando l’esistenza di un vero e proprio dato strutturale che ormai costituisce un elemento ineludibile di valutazione per le amministrazioni. Occorre che le pubbliche amministrazioni e gli Enti locali facciano la loro parte e, attraverso un processo di virtuosa riorganizzazione del sistema economico delle città, abbiano la capacità di programmare non soltanto l’utilizzo delle risorse straordinarie del Pnrr, ma anche di implementare modelli di riorganizzazione complessiva delle amministrazioni, che siano tali da evitare di ritrovarsi nelle stesse condizioni nelle quali ci troviamo adesso.
Quali soluzioni, dunque, occorre adottare? Certamente l’utilizzo dei fondi del Pnrr, potrà costituire l’occasione per riprogettare completamente la prospettiva di utilizzazione dei beni esistenti. Mi riferisco a Bagnoli, alla possibilità di favorire anche nuovi processi produttivi e la creazione di nuova progettualità. Questo può avvenire anche attraverso l’utilizzo delle risorse esistenti, che non sono soltanto risorse di natura economica, ma anche attraverso i beni del patrimonio, che possono essere messi a disposizione di realtà private sulle quali sia possibile lanciare progetti di sviluppo e rilancio. Il caso dell’Apple Academy di San Giovanni a Teduccio, da questo punto di vista, è emblematico. La capacità del sindaco di mettere mano a situazioni, sul piano strutturale, di grande rilevanza, è nota. Ora si tratta di evitare di attendere soltanto l’intervento salvifico dello Stato, ma si tratta soprattutto di fare sistema, di riorganizzare la macchina amministrativa comunale, attraverso l’implementazione di meccanismi di utilizzazione virtuosa delle risorse, attraverso una riqualificazione del personale che si ha anche attraverso le Università, che consenta la possibilità di utilizzare i fondi in arrivo da Bruxelles. Infine di recuperare quella capacità progettuale di riorganizzare le idee in una prospettiva di crescita, che non sia soltanto attesa dei fondi, ma che sia anche la capacità di poter autonomamente riorganizzare il futuro della città.
Bisogna instaurare un rapporto più stretto tra le istituzioni politiche della città e il sistema formativo, penso alle università, ai centri di ricerca, alle organizzazioni imprenditoriali private, agli ordini professionali. Insomma, tutto ciò che significa fare sistema di promozione dei prodotti del territorio. Occorre, però, anche valorizzare i beni del patrimonio comunale che sono da troppo tempo abbandonati e rispetto ai quali non è sufficiente immaginare la dismissione che avrebbe soltanto effetti nel lungo periodo, ma anche un utilizzo più virtuoso che possa attrarre capitali e risorse in un’ottica di razionalizzazione e di migliore impegno delle risorse esistenti. E in questo senso, certamente la strada non può essere quella di incrementare le imposte ai cittadini già tanto penalizzati da una città che non offre servizi adeguati. Certamente occorre un intervento dello Stato, non solo a Napoli ma in tutte le principali città per restituire loro il ruolo di motore dello sviluppo dell’economia. Ma non basta.
Occorre anche avere una capacità organizzativa in grado di attribuire a Palazzo San Giacomo il compito di volano dello sviluppo dell’economia cittadina. Con i vincoli di bilancio stringenti e la necessità di utilizzare in maniera razionale i fondi del Pnrr, si è obbligati a selezionare con estrema cura obiettivi che siano coerenti con le risorse disponibili e con gli strumenti. La selezione va quindi operata nel campo degli interventi diretti dei servizi, ma soprattutto attraverso l’utilizzo dei principi della trasparenza amministrativa e dell’efficienza di funzionamento della pubblica amministrazione. Il Comune di Napoli come può raggiungere questi obiettivi?
Innanzitutto attraverso una politica industriale efficiente ed efficace che all’interno della città sappia organizzare quelle che sono le esigenze di sviluppo, ma soprattutto che sappia coinvolgere tutti gli attori sociali. Tutto questo lo si può fare non soltanto attraverso interventi che tengano conto in debita considerazione le disponibilità della finanza pubblica, ma anche attraverso azioni di dettaglio che costituiscano l’applicazione di scelte di politica generale che siano finalizzate al ravvivamento dei servizi pubblici cittadini.
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