A Napoli da giorni è partita una gara di solidarietà per aiutare chi è più in difficoltà. Spese solidali sono state organizzate in tutti i quartieri grazie al lavoro delle Municipalità e del Comune che hanno reso organico il lavoro di raccolta fondi e cibo e smistamento a domicilio delle buste con la spesa. Un’organizzazione precisa che coinvolge gli assistenti sociali del comune e le segnalazioni di chi è in difficoltà, una macchina che si muove fitta e silenziosa tra i vicoli di Napoli e sopperisce a un momento che per molti sta diventando drammatico. In questa rete di solidarietà il rischio è che si annidi anche il sottobosco dell’illecito.

A denunciarlo è Marcello Cadavèro, assessore II Municipalità di Napoli, in campo in prima linea per la raccolta e la consegna degli alimenti nel centro storico di Napoli, tra i vicoli dei Ventaglieri e dei Quartieri Spagnoli. Marcello è sceso in campo non solo in qualità di Assessore della Municipalità ma anche come attivista, insieme a tanti volontari del Centro Sociale Lo Sgarrupato. Studenti, professionisti, disoccupati, mamme, sono in tanti ad aver messo le proprie braccia al servizio della comunità. “In questo momento in tantissimi si sono attivati per sopperire al problema della sussistenza alimentare e in generale delle persone che vivono in città – racconta – Se da un lato abbiamo associazioni accreditate e volontari accreditati, in maniera tracciata, dalle donazioni alle consegne, dall’altro non sappiamo se succede ovunque lo stesso: guardando al passato sappiamo che è proprio in queste emergenze che le associazioni criminali e chi vuole far pesare un certo controllo del territorio, si fa avanti in questo modo, aiutando, regalando e un domani venendo a chiedere il saldo”.

Marcello racconta con orgoglio le attività di tutte le associazioni che hanno deciso di scendere in campo volontariamente per aiutare in maniera trasparente e accreditata. Proprio come succede allo Sgarrupato dove ogni giorno si preparano con dedizione le buste della spesa da consegnare a chi ne ha bisogno. “Siamo orgogliosi di questo impegno perché purtroppo tutto quello che ha messo a disposizione il Governo è stato immaginato come se l’intera Italia funzioni come al Nord. Purtroppo invece, più si scende al Sud e più si trovano situazioni borderline. Al Sud non è detto che chi non lavora adesso non fosse occupato precedentemente al nero. Una situazione di povertà che queste esperienze di mutuo aiuto in questo momento aiutano moltissimo”.

Se da un lato va fiero del lavoro fatto dalle associazioni spontaneamente, dall’altro l’assessore è polemico nei confronti delle Istituzioni. “Queste cose dovrebbero essere un supporto a quello che fa la pubblica amministrazione – spiega – e invece troppo spesso si lascia fare a queste associazioni la gran parte del lavoro. La cosa triste è che all’interno di questa dinamica si inseriscono ragionamenti che vanno al di là della beneficenza e dell’aiuto, ma che hanno uno scopo ben preciso che è quello del controllo del territorio e far ricordare alle persone che nei momenti di difficoltà ci sono stati ‘loro’ ad aiutare. Questo è qualcosa che un domani crea comunque un legame. Cosa che con questa nostra attività cerchiamo di rompere”.

L’assessore municipale spiega che la differenza tra i due tipi di aiuto è visibile ad occhio nudo. “Noi portiamo la spesa a domicilio – racconta Marcello – evitiamo di creare assembramenti in strada e consegne sotto gli occhi di tutti, per una questione di rispetto per le ordinanze e i decreti ministeriali. E poi per una questione di rispetto della dignità delle persone: è brutto creare file in strada di persone che vanno a prendere la spesa regalata, è meglio portargliela a casa nell’anonimato. Altre organizzazioni invece preferiscono far vedere all’intero quartiere che hanno generato una fila di 50 persone perché quello è un modo di accreditarsi e far vedere la propria forza. Perciò è molto importante affidarsi alle attività delle associazioni ufficialmente riconosciute e appoggiate dalla pubblica amministrazione”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.