La bonifica
Napoli non è Stoccolma, Bagnoli rimarrà così se continuiamo a fare i conti senza l’oste
Una saggia politica dovrebbe sempre definire gli obiettivi sulla base delle risorse disponibili, per Bagnoli è accaduto e accade il contrario: si annunciano obiettivi senza preoccuparsi delle risorse necessarie per realizzarli. É la strategia degli annunci che ormai da decenni caratterizza la politica cittadina. A un mese fa risale l’ultimo annuncio messianico, risultato di un ennesimo accordo tra i diversi soggetti coinvolti nel progetto di recupero dell’ex area industriale. Il sindaco Manfredi ha promesso di avviare entro luglio i lavori per la bonifica dall’amianto nell’ex area Eternit e per la realizzazione di un grande parcheggio affidato all’ANM e di riattivare il progetto della Porta del Parco, già vandalizzata, con ingenti danni.
Rilanciando, il ministro Carfagna ha confermato la rimozione della colmata a mare e la bonifica delle acque. Vedremo se alla fine di luglio le promesse fatte saranno mantenute. Intanto si annuncia la rimozione della colmata, senza conoscere costi, tempi e soprattutto dove andrà a finire il materiale rimosso (come ammette lo stesso sindaco). Praticamente nulla di certo in un contesto congiunturale difficile. Il fallimento di tutta la trentennale operazione di trasformazione urbana è nelle premesse di una astratta e confusa progettualità, in cui la programmazione delle risorse disponibili è stata secondaria o addirittura irrilevante. Il sito di interesse nazionale Bagnoli-Coroglio copre una superficie di 2 milioni e mezzo di metri quadri fortemente inquinati da diversi agenti nocivi, da idrocarburi, ad amianto, a diossine e vari metalli, se si voleva restituire alla città l’incantevole baia di Bagnoli era necessario attuare preliminarmente una bonifica integrale, anteponendola ad ogni altro progetto di insediamento.
E invece si è fortemente sottovalutato il costo della bonifica, o forse non si è mai avuta una nozione precisa di quanto potesse costare bonificare un’area così estesa, a cui sono state destinate senz’altro somme insufficienti, in parte sprecate o dirottate verso opere pubbliche mai concluse. Un edificio si costruisce dalle fondamenta e non lavorando contemporaneamente alla soffitta, a Bagnoli i lavori per soffitta e fondamenta hanno proceduto parallelamente, un paradosso che ha reso inevitabile il fallimento. Ora si commette lo stesso errore: si promette la rimozione della colmata, ma non c’è un calcolo dei costi e intanto si apre ai cittadini il Pontile Nord e si costruisce un parcheggio, per chi, per cosa? Fino ad ora, sono dati della Corte dei Conti, la bonifica di Bagnoli è costata, tra fondi stanziati e spesi. circa 905 milioni di euro (di cui 157 assegnati a Bagnoli Spa, 285 a Bagnoli Futura e 442 assegnati a Invitalia in regime di commissariamento).
Le opere pubbliche previste dal faraonico progetto elaborato da Vezio De Lucia negli anni Novanta e in minima parte realizzate, hanno assorbito circa 106 milioni di euro (il Parco dello Sport 42,7, preventivati 29; il Centro di esposizione del mare 13,2, preventivati 9 e la Porta del Parco, definita dallo stesso De Lucia una cattedrale nel deserto, 51 milioni a fronte di costi preventivati di 38). A questi costi dovranno aggiungersi gli 80 milioni previsti dal progetto Balneolis, che si è aggiudicato il concorso bandito da Invitalia per trasformare i 250 ettari dell’ex area industriale di Napoli “in uno dei più grandi e affascinanti parchi urbani su scala internazionale”. Saranno sufficienti o lieviteranno ancora? E si poteva mai pensare di completare una bonifica così difficile in soli 4 anni e spendendo solo 151 milioni, così come prevedeva l’accordo di programma del 2003? Sarebbe bastato guardarsi in giro e vedere come la bonifica di altri 18 brownfield, italiani ed europei, anche di dimensioni più ridotte dell’area napoletana, abbia richiesto in media una spesa di 1717 euro a metro quadro, mentre Bagnoli ne ha assorbito per la sola bonifica 362 a metro quadro.
Il confronto con un’analoga operazione di bonifica e ristrutturazione urbanistica compiuta nell’ex Area Portuale Industriale di Stoccolma, è ancora più illuminante. Su una superficie inquinata di circa 2 milioni di metri quadri, comparabile quindi con il caso napoletano, gli svedesi hanno investito 2250 euro a metro quadro, impiegando 4,5 miliardi di euro tra il 1993 e il 2013. Il risultato ottenuto è stato il completo risanamento e recupero urbanistico dell’area. L’ordine di grandezza delle cifre da impiegare realisticamente a Bagnoli non può essere molto diverso. Pochi riconoscono che la bonifica di Bagnoli non potrà mai essere realizzata se non si investono cifre superiori evitando ovviamente gli sprechi. Chi riconosce la complessità del lavoro da compiere propone soluzioni minimaliste puntando a una messa in sicurezza, piuttosto che attuare bonifiche integrali, ammettendo appunto che a Napoli non potrà mai essere realizzato ciò che è stato fatto a Stoccolma.
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