L’intervista
Nasce il partito popolare, liberale e riformista. Pomicino: “È l’unico con un’identità precisa”

Popolari, riformisti e liberali si uniscono. Nasce un nuovo partito con l’ex europarlamentare Erminia Mazzoni, l’ex deputato Giuseppe Gargani e Stanislao Lanzotti, già capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale di Napoli e fondatore della lista “Azzurri per Napoli” che alle scorse amministrative ha sostenuto la candidatura a sindaco di Gaetano Manfredi. Oggi il Grand Hotel Vesuvio ospiterà la conferenza di presentazione, l’assemblea costituente invece è stata rinviata a gennaio. Tra i sostenitori del nuovo progetto politico spicca il nome dello storico ministro Paolo Cirino Pomicino.
Onorevole, come nasce l’idea di fondare un nuovo partito popolare, riformista e liberale?
«Nelle ultime elezioni comunali ci sono state tre liste civiche, una a Napoli “Azzurri, popolari, riformisti e liberali”, una a Salerno “popolari e moderati” e una a Benevento “popolari e moderati”, che avevano le stesse radici. A questo punto sembrava un’idea logica che le tre liste civiche, ognuna nata per conto proprio, si parlassero e decidessero di mettersi insieme e costituire non più solo un fatto elettorale e amministrativo, ma un partito mettendo insieme le energie di tutte e tre le liste. Da qui i referenti politici delle liste, la Mazzone per Benevento, Gargani per Salerno e Lanzotti per Napoli».
Lei, quindi, non ne farà parte. Come mai ha scelto di appoggiare questo partito?
«Esatto, io non ne faccio parte. Io sono solo un tifoso. Ho scelto di sostenere questo partito perché credo che abbia finalmente eliminato l’anonimia del sistema politico italiano dove nessuno più sa che cosa è. Questo, invece, è un partito che dice di sapere cosa sono: o popolari, o riformisti o liberali. Si tratta di tre culture politiche che in qualche modo governano gli stati europei. Se uno dice una cosa del genere, alla mia età non posso che andare in curva Sud e far sì che questo partito nasca e cresca».
Perché questo partito si differenzia dagli altri?
«Perché ha una sua identità mentre gli altri partiti non ce l’hanno, sembrano più comitati elettorali. Nel nostro sistema politico sono scomparsi i verdi, i socialisti, i popolari, tutte le culture che governano il parlamento europeo. Vedo solo nomi indistinti sul piano identitario: Pd, 5Stelle, Fratelli d’Italia, Italia viva. Vedo solo fregnacce, sciocchezze di questo tipo, nomi cioè che non hanno una cultura politica, ma sono nomi mediatici. Questo partito, invece, si basa su una cultura ben definita e questo è un fatto nuovo, di grande importanza».
Chi saranno i vostri interlocutori?
«Saranno quelli che dicono di essere al centro, ma al centro si può stare solo se si ha una vera e propria identità. Quindi se i partiti del centro recuperano la convergenza e aboliscono la federazione dei nani, rientrando in un unico blocco, saranno il nostro interlocutore naturale. Inoltre speriamo di replicare questa esperienza in altre regioni dove ci sono altri partiti identitari che sopperiscono al vuoto creato a livello nazionale».
Avete già una proposta per aiutare il Comune di Napoli a ripianare il debito che lo paralizza. Giusto?
«Sì. L’idea è quella di costituire una società per azioni del Comune di Napoli che tenga insieme sia il patrimonio che il debito, oltre ai crediti. Una volta fatta la società con questo asset, l’obiettivo è quello di sollecitare una o più società pubbliche (Cassa Depositi e Presiti per esempio) a intervenire prendendo il 49% di questa società, il che vorrebbe dire liquidità con la quale si potranno gestire e ripagare i debiti contratti dal Comune con i fornitori e con le grandi aziende finanziarie che in passato hanno erogato risorse all’amministrazione di Palazzo San Giacomo. Liberato da questa oppressione, il Comune di Napoli, ricevendo ciò che ricevono tutti gli altri enti locali, potrà cominciare a ricostruire la struttura amministrativa e poi le attività tradizionali di investimento, anche utilizzando i fondi del Pnrr».
Cosa pensa degli emendamenti presentati da Pd e 5Stelle?
«È un fatto positivo, perché accollerebbero allo Stato una parte dei debiti. A mio giudizio, però, non esaurisce il problema del deficit e dello sviluppo del Comune di Napoli. Ammesso che il governo si accolli la rata dei debiti finanziari resterebbero quelli erariali, verso i fornitori e quelli che li paga? Certo è che comunque le soluzioni proposte dai due partiti non sono incompatibili con la nostra idea di creare una società per azioni».
Onorevole, qualcuno dirà che non c’era nessun bisogno di fondare un nuovo partito…
«Noi non la pensiamo così. Chi la pensa diversamente vorrà dire che si accontenterà di partiti senza identità».
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