Di fronte alle nuove minacce, l’Europa vuole rafforzare la propria Difesa, ma per farlo ha bisogno di colmare i propri gap di finanziamento. È l’obiettivo che si pone la DSR Bank, pensata per fornire risorse a basso costo agli Stati e per incentivare investimenti nel settore della Difesa, come ci spiega il suo fondatore, Rob Murray.

Qual è l’idea alla base della fondazione della DSR Bank?
«Il modello è quello delle banche multilaterali già esistenti, come la Banca Mondiale, e usare tutti i vantaggi di queste istituzioni concentrandoli sulla Difesa, la sicurezza e la resilienza».

Con che obiettivo?
«Al momento stiamo assistendo alla rinegoziazione dei termini con cui è finita la Guerra Fredda. In Europa, questo vuol dire che dobbiamo diventare capaci di dissuadere efficacemente la Russia. Per far ciò avremo bisogno di disporre di quantità significative di sistemi d’arma, equipaggiamenti e forze militari».

Ci sono degli ostacoli per far questo?
«L’Europa deve risolvere due problemi. Primo: dobbiamo armarci rapidamente e in modo adeguato. Secondo: in Europa, al momento, non abbiamo la capacità produttiva né i tempi per sostenere questa produzione. Attraverso la DSR Bank, quindi, puntiamo a risolvere tre questioni».

Quali?
«Uno: fornire capitali a basso costo per gli Stati con un rating AAA su scadenze molto lunghe. Due: anche se domani tutti i soldi del mondo arrivassero ai ministeri della Difesa, questi non sarebbero in grado di spenderli perché gli acquisti per la Difesa sono notoriamente difficili. Quindi, cercheremo di inserire nei contratti di prestito dei patti e delle clausole di indipendenza per assicurarci che le nazioni stimolino una nuova cultura del procurement. Terzo, e più importante, forniremo garanzie alle banche commerciali per inondare il settore, a partire dalla supply chain, di capitale circolante. Senza queste misure, tutto questo denaro non farà altro che creare inflazione».

Come evitarlo?
«Non solo facendo arrivare il denaro alle nazioni a tassi molto bassi, ma anche aiutando le banche commerciali a concedere prestiti all’intera catena di approvvigionamento, in modo che tutte le aziende possano espandersi adeguatamente e gestire tutto il denaro in arrivo».

Come funziona?
«Si ha un bilancio. Un punto di partenza ragionevole sarebbe di circa 100 miliardi. Il 20% di questo dovrebbe essere il cosiddetto capitale versato o sottoscritto: la liquidità di cui la banca dispone. Questo 20% verrebbe distribuito tra le nazioni azioniste, che avrebbero un capitale proprio messo al servizio di un effetto moltiplicatore in termini di quantità di prestiti. Si ottiene, così, un effetto leva da 4 a 5 volte superiore sui mercati privati. La DSR Bank non vuole sostituirsi ai budget nazionali. È solo di un diverso accesso a nuovi strumenti finanziari».

Intendete mobilitare anche capitali privati?
«Gli azionisti della banca saranno gli Stati nazionali, ma il capitale privato sarà importante. Con le banche commerciali dobbiamo lavorare sul processo di accesso al mercato obbligazionario e di emissione del debito».

Immagina un ruolo potenziale come consulente finanziario?
«Quando le nazioni si rivolgeranno alla banca per prendere in prestito denaro, ci sarà del personale che si assicurerà che quel denaro vada dove deve andare e non venga usato per altri scopi. Il rischio è che si comprino le cose sbagliate. Dobbiamo essere prudenti e acquistare le attrezzature necessarie per le guerre di domani, non quelle di ieri».

I criteri ESG hanno limitato l’accesso ai finanziamenti per il settore Difesa. È necessario ripensare questi standard?
«Alcune delle sfide che le banche commerciali devono affrontare nel concedere prestiti al settore della Difesa sono l’effetto dell’imposizione delle normative ESG, know-your-customer e antiriciclaggio. Sommati, hanno reso elevato il rischio di compliance per le banche commerciali che concedono prestiti in questo settore. Faccio fatica a capire come si possa avere un approccio ambientale, sociale e di governance senza sicurezza. L’ESG è importante, ma senza una base di Difesa e sicurezza è irrilevante».

Quali sono i tempi per la piena operatività della DSR Bank?
«Il prossimo passo è ottenere l’accordo sulla Carta della Banca. Questo richiederà alcuni mesi di negoziati. Lo scenario ideale è che venga approvata in tempo per il vertice Nato di giugno. Una volta approvata, dovrà essere ratificata dal Parlamento, perché si tratta di un trattato internazionale. Realisticamente, le operazioni non inizieranno prima del 2026. Si tratta di una velocità fulminea rispetto al tempo a cui siamo abituati».

Marco Battaglia

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