Tra le tante anomalie di cui l’Italia è portatrice, c’è il fatto che siamo l’unico Paese in Europa a non avere rappresentanti eletti nell’Alde, la “famiglia” dei liberali che siede al Parlamento europeo. Una anomalia, figlia della decennale subalternità a cui la cultura liberale si è rassegnata, stretta tra la cultura democristiana e quella socialdemocratica.

È diventato difficile, in effetti, definire cosa sia diventato il liberalismo e chi siano oggi coloro che si riconoscono in questa dottrina, per almeno due motivi: innanzitutto perché il liberalismo, nel corso della sua lunga storia, è stato tante cose diverse, e poi perché un partito che si richiami esplicitamente alla tradizione liberale, in Italia, non esiste da quasi trent’anni. 

Il presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto scriveva qualche mese fa su La Stampa che “liberale è chi sa che lo Stato non è un nemico, ma la burocrazia ottusa può fare molto male. Liberale è chi crede nell’investimento, creando lavoro senza aspettare sussidi. Liberale è chi – nelle politiche per l’ambiente – persegue l’obiettivo di un ambientalismo che incroci sviluppo ed ecologia”.

Potremmo aggiungere molto altro in questo sforzo definitorio degli eredi contemporanei di Camillo Benso conte di Cavour. In fondo, quelli che furono i protagonisti principali dell’unificazione italiana, fondata fin dall’inizio, su alcuni classici princìpi liberali – come il parlamentarismo, il costituzionalismo, la separazione tra stato e chiesa e il liberismo – sono i precursori di una famiglia che, nel tempo, si sarebbe tristemente polverizzata, dispersa in case diverse, ancora oggi alla ricerca di una unitaria. 

È una delle ragioni per cui è nata l’associazione “Liberal Forum” presieduta da Piero Ruggi, che – proprio in occasione della propria assemblea costituente – lo scorso weekend, ha organizzato a Milano il “Milano Liberal Forum”, una due giorni di dibattiti e riflessioni, culminata nell’approvazione di un documento politico di posizionamento: in Italia, serve una convergenza ampia e organizzata di tutte le forze riformiste, laiche, di radice culturale democratica liberale, repubblicana e socialista, disposte a costruire un rapporto politico strutturato con quei partiti che portano avanti un programma liberale nel Paese, in particolare, Azione-Italia Viva e +Europa. 

Questo, uno dei passaggi più significativi: non è, dunque, decisiva la questione della forma partito o, in alternativa, la partecipazione in alleanza con poli già esistenti, ma le attuali regole elettorali rendono necessaria la costruzione di alleanze tra forze che hanno obiettivi comuni.

Alla due giorni milanese – che ha visto avvicendarsi relatori di alto profilo e una buona partecipazione al dibattito dedicato al ruolo dei liberali nell’attuale fase politica italiana – ha partecipato l’europarlamentare Sandro Gozi, Giulia Pastorella per Azione-Italia Viva, l’ex ministra Elsa Fornero, Simona Viola della segreteria di +Europa, accanto a esponenti di diversi movimenti di ispirazione liberale e a rappresentanti di associazioni e movimenti giovanili della stessa estrazione.

Approvato, all’interno del documento finale, anche il “Decalogo politico di liberalismo”, come base di partenza per raccogliere le diverse espressioni dei liberali italiani, oggi ancora ramighe: libertà economica come conseguenza della libertà politica, la questione del lavoro come centrale nell’Italia di oggi, l’importanza dello Stato di diritto, il baluardo del garantismo come carattere irrinunciabile della democrazia liberale, i diritti civili e la laicità dello stato, l’importanza del metodo scientifico, la grande questione dell’energia e del clima, la scuola, le riforme istituzionali, l’agenda liberale delle priorità. I contenuti ci sono. Ora serve costruire il contenitore.

 

Avatar photo

Ho scritto “Opus Gay", un saggio inchiesta su omofobia e morale sessuale cattolica, ho fondato GnamGlam, progetto sull'agroalimentare. Sono tutrice volontaria di minori stranieri non accompagnati e mi interesso da sempre di diritti, immigrazione, ambiente e territorio. Lavoro in Fondazione Luigi Einaudi