E così, alla fine, Schlein (con Calenda e Renzi) è restata con le pive nel sacco. Mentre lei si asteneva, Conte (con Bonelli e Fratoianni) trattava -più o meno sottobanco- le nomine dei consiglieri Rai di estrazione parlamentare. Una spaccatura del campo largo politicamente rilevante, che dimostra la sua endemica fragilità di fronte alle seduzioni del potere, ancorché, in questo caso, di piccolo cabotaggio. Chi scrive, che è una persona cattiva, ha trovato salutare la farsa che si è consumata nelle due Camere.

Il confronto

Infatti, conferma ciò che ho sempre pensato, ossia che lo schieramento di opposizione, nel suo attuale profilo programmatico, non può essere una forza competitiva con lo schieramento di maggioranza. Tutt’al più è un cartello elettorale a geometria variabile, che su temi cruciali (pace e guerra, collocazione internazionale dell’Italia, sviluppo economico, idea di welfare e del lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale) appare come una scombiccherata compagnia di giro. Perfino sull’agenda dei diritti civili si nota qualche scricchiolio, come dimostra la prudenza del leader pentastellato sullo ius scholae.

Una proposta di salario minimo

Di fronte alla legittima ambizione di presentarsi come un’alternativa di governo, quindi, come diceva quel tale sorge spontanea una domanda: già, per fare che cosa? Questo ancora non è chiaro. E certo non basta una proposta di salario minimo, peraltro discutibile, per sciogliere ogni dubbio. Le culture politiche, come i patrimoni, si consumano se non sono bene amministrate. E se le scelte di una coalizione sono contraddittorie e evanescenti, inevitabilmente si formano e si deformano come le nuvole in una giornata di vento.

Lo stesso vale per il Pd, che dovrebbe essere il perno e la guida di quella coalizione. Per esperienza personale e da qualche lettura ho imparato che un partito è fatto soprattutto di due cose: di organizzazione e di passione ideale. Quando queste risorse latitano, molti elettori che, magari animati esclusivamente da spinte morali, sarebbero disponibili a dare una mano per mandare a casa un esecutivo su cui ancora pesa una forte ipoteca sovranista, si tengono ben lontani dalle logomachie di capicorrente rancorosi e narcisi.

Lo stanco galleggiamento

Mi rendo perfettamente conto che rigore e onestà intellettuale sono virtù rare. Ma ho ragione di credere che, se il partito di Elly non fa i conti fino in fondo con il trasformismo del M5s e non supera con uno scatto di orgoglio collettivo personalismi e giochetti intestini, è destinato a uno stanco galleggiamento che potrebbe perfino essere inarrestabile, fino a uscire di scena come quei personaggi secondari che scompaiono al primo atto, quando il dramma è appena cominciato.