È ancora caos in Niger. La giunta militare, denominatasi Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria, ha revocato l’immunità diplomatica all’ambasciatore francese Silvain Itte ordinando alla polizia della capitale di espellere il diplomatico francese. Dopo la scadenza delle 48 ore e il secco rifiuto del presidente Macron di richiamare in patria il suo ambasciatore, la situazione resta in stallo.

Parigi non riconosce l’autorità della giunta golpista e per questo motivo non intende accettare l’ordine di espulsione. L’ambasciatore francese è l’unico che i militari hanno espulso, contrariamente alle prime notizie nelle quali si sosteneva che lo stesso provvedimento aveva colpito anche Stati Uniti, Germania e Nigeria che sono invece ancora tutti al loro posto. A proposito di diplomazia sta continuando l’azione dell’Algeria che ha deciso di impegnarsi in prima persona per trovare una soluzione che possa evitare lo scontro. Il ministro degli Esteri Attaf ha proposto al capo della giunta Tchiani un piano di transizione di 6 mesi per il ritorno all’ordine costituzionale e democratico, al posto dei 3 anni previsti dalla giunta.

Anche il presidente nigeriano Bola Tinubu ha parlato di un periodo di transizione spostando a 9 mesi il tempo necessario al ritorno alla normalità. Il ministro algerino è appena tornato da un tour in 3 paesi facenti parte dell’Ecowas, Benin, Ghana e Nigeria, mentre il suo braccio destro si era recato direttamente a Niamey per un confronto con i golpisti, ma senza incontrare il presidente Bazoum tuttora prigioniero. Il piano di Algeri prevedrebbe il coinvolgimento di tutte le forze politiche ed un periodo di confronto della durata di 6 mesi con una figura guida approvata da tutti i protagonisti. L’Algeria ha anche ufficialmente ribadito di essere contraria a qualsiasi intervento militare in Niger, che sarebbe una diretta minaccia anche per il paese arabo spingendo migliaia di nigerini all’emigrazione e darebbe forza al terrorismo imperante nella regione. Un intervento militare di cui ad Abuja, in Nigeria, si parla ancora. Dal Senegal sarebbero partiti i primi soldati che il paese avrebbe messo a disposizione per l’eventuale operazione militare dell’Ecowas. Le ultime cifre parlano di un contingente che oscillerebbe fra i 10 ed i 15 mila effettivi, forniti da Nigeria, Benin, Senegal e Costa d’Avorio, primo paese ad avere dato la disponibilità di un battaglione di fanteria. Intanto il nuovo governo di Niamey ha istituito delle “zone operative militari” sospendendo in queste zone la possibilità di accesso per la Nazioni Unite, le organizzazioni internazionali e le ONG.

Il portavoce delle Forze Armate francesi, il colonnello Pierre Guadilliere ha dichiarato che le truppe francesi sono pronte a rispondere a qualsiasi attacco alle sedi diplomatiche o militari francesi in Niger. Parigi ha circa 1500 soldati nel paese, soprattutto nei pressi dell’aeroporto con aerei da combattimenti, droni e carri-armati. Domani è prevista una nuova ed imponente marcia davanti alla base francese per chiedere ancora una volta il ritiro dal paese.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi