Fronte più o meno compatto, sicuramente eterogeneo, anche sorprendente a scorrerne i nomi uno dopo l’altro: è quello che si oppone all’ospitata del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Sanremo. E che mette insieme il ministro leghista Matteo Salvini, il fumettista Vauro Senesi, l’ex grillino Alessandro Di Battista, il cantante Moni Ovadia e l’autore televisivo Carlo Freccero. Il Festival della canzone andrà in scena dal 7 all’11 febbraio, a pochi giorni dal 24 febbraio che segnerà un anno di guerra in Ucraina scatenata dall’invasione della Russia.

“Speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro – ha detto il segretario della Lega Matteo Salvini a Otto e mezzo – Avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica”. Lo stesso Salvini che nel 2019 parlava di Putin come “grande uomo di stato e di governo” e che oggi rivendica posizioni atlantiste. “Se Zelensky ha il tempo di andare agli Oscar o al Festival di Sanremo, lo sa lui. Ogni contesto merita serietà, anche Sanremo. Mi chiedo quanto sia opportuno che il festival della canzone italiana abbia un momento con la guerra e le morti in corso, non mi sembra che le cose vadano d’accordo”.

Certo è che il palco dell’Ariston ha sempre – e sempre di più negli ultimi anni – dedicato attenzione e spazio a tematiche politiche e sociali. Dai testi delle canzoni ai monologhi alle ospitate si è parlato e sproloquiato di femminicidi, razzismo, intolleranza, parità di genere e di ogni altro possibile argomento d’attualità. E questo solo nelle ultime tre edizioni dirette e condotte da Amadeus. Da chiarire che Zelensky non sarà ospite di persona all’Ariston, sarà mandato il video di un intervento registrato nella serata finale di sabato 11 febbraio. E secondo Il Corriere della Sera il momento dovrebbe essere successivo all’esibizione di tutti i cantanti e prima dello spareggio finale, al quale quest’anno arriveranno cinque cantanti.

L’ospitata è stata concordata grazie all’intermediazione del giornalista della Rai Bruno Vespa. La polemica è esplode mentre la guerra attraversa una nuova fase, forse cruciale: con il via libera all’invio dei carri armati da parte di Germania, Stati Uniti e Regno Unito a supporto di Kiev che ha scatenato gli attacchi di ritorsione di Mosca. Altri bombardamenti, altre vittime. Zelensky da quando è scoppiato il conflitto è stato già ospite ai Golden Globes, al Festival di Cannes, a quello di Venezia. È stato ripetutamente e in diverse fasi accusato per la sua eccessiva esposizione mediatica in questi mesi di guerra.

Il coordinatore provinciale imperiese del Comitato di Liberazione Nazionale e membro attivo del collettivo Pecora Nera Diego Costacurta ha annunciato una manifestazione nelle strade di Sanremo contro l’ospitata. Durissima la pozione del fumettista Vauro Senesi ad AdnKronos: “Trovo che sia una scelta squallida, Zelensky è il leader di un paese in guerra, il mainstream italiano lo continua a dipingere come l’eroe in maglietta, sembra un personaggio di un fumetto. Questo invito diventa una propaganda bellica in un momento in cui c’è bisogno di parlare di diplomazia, di cessate il fuoco e di pace”. Il cantante Moni Ovadia ha parlato di “mediatizzazione ossessiva della guerra”. Dal Partito Democratico Gianni Cuperlo, candidato alle primarie dem del in programma il prossimo 26 febbraio: “Zelensky a Sanremo? No. È una guerra. La gente muore. La Rai vuole dare voce al presidente di un paese invaso che si difende? Mandi in onda un messaggio del presidente dell’Ucraina alle 20.30 di una sera a reti unificate. Ma non confondiamo la tragedia con l’audience. Per pietà”.

Fronte eterogeneo e trasversale, come si accennava. Da destra i giornalisti Mario Giordano – “Zelensky va a Sanremo a chiedere più armi lì sul palco tra Gianni Morandi, Chiara Ferragni, i Cugini di Campagna e Amadeus. Zelensky giù le mani da Sanremo” – e Nicola Porro – “Ma perché dobbiamo sorbirci Zelensky a Sanremo?”. Il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo ha scritto sul suo blog: “Ma come si fa a dare fiducia e credito a un Capo di Stato che da un anno, collegato dal suo bunker, partecipa ad ogni consesso internazionale e assiste impassibile alla distruzione del suo paese, alla morte di una generazione di giovani?”.

Firmato perfino un manifesto di protesta nei confronti dell’ospitata: da Franco Cardini a Carlo Freccero, da Joseph Halevi a Moni Ovadia , da Paolo Cappellini ad Alessandro Di Battista. “‘L’Italia – si legge nel documento – non solo invia armi (ed aumenta il budget militare in una fase economica difficilissima per la maggioranza degli italiani), ma lascia che la NATO e gli Stati Uniti utilizzino a loro piacimento il suo territorio, in assenza di qualsiasi forma di controllo governativo, parlamentare e popolare. A causa di questa posizione acritica e supina, l’Italia ha rinunciato a svolgere l’importante ruolo di mediazione geopolitica che corrisponde alla sua vocazione storica, abdicando al contempo al proprio interesse nazionale e al proprio ruolo di fondatrice del processo di unificazione europea, come struttura per assicurare la pace fra le nazioni”. C’è da scommettere che fino all’11 febbraio più o meno tutti, dalla politica o dal mondo dello spettacolo, avranno l’occasione di dire la loro.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.